Volano gli stracci

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Volano gli stracci

Messaggioda carlomatt » giovedì 30 maggio 2019, 9:22

Oggi è apparso su Repubblica un articolo che la dice lunga sul momento della Roma e sulla situazione a Trigoria.

Così De Rossi e altri 3 senatori volevano Totti via dalla Roma

Una inchiesta di Repubblica svela come DDR, Dzeko, Manolas e Kolarov volessero far cadere l’ex tecnico Di Francesco, l’ex ds Monchi e il simbolo più rappresentativo della storia del club

I contenuti di una mail interna alla società possono aiutare a capire bene il contesto e i retroscena del turbolento tra addio Daniele De Rossi e l’As Roma, scrivono Carlo Bonini e Marco Mensurati su La Repubblica .

Nel documento, datato 16 dicembre 2018, un uomo di fiducia di James Pallotta racconta al suo presidente di come lo spogliatoio o almeno parte di esso chieda alla proprietà di far cadere tre teste: quella dell’allenatore Eusebio Di Francesco, quella del direttore sportivo Monchi, e quella dell’ottavo Re di Roma, Francesco Totti.

Si citano, come fonti, i senatori Edin Dzeko, Kostas Manolas, Alexander Kolarov e Daniele De Rossi. Dall’inchiesta, Repubblica ha avuto accesso a fonti dirette e carteggi interni alla società, emerge uno spaccato inquietante che getta una nuova luce sui rapporti tra i due capitani e, soprattutto, documenta un grumo di ricatti e trame di spogliatoio che dice molto non solo della Roma e di Roma, ma anche del doppiofondo del calcio professionistico.

Del peso politico dei club, degli appetiti che suscita, degli strumenti non ortodossi per conquistarlo. Del ruolo dei campioni e delle bandiere.

E’ una storia che comincia a metà agosto del 2018. L’estate è gonfia di attese. I conti della società sono a posto. Il fatturato ha toccato i 250 milioni di euro, patrimonio dei calciatori a libro supera i 200 milioni che di fatto raddoppiavano a valore di mercato. Sono stati rispeati i paletti del fair play finanziario.

Sono state fatte cessioni dolorose: Alisson, Nainggolan, ma l’ultimo acquisto fatto, il campione del mondo Nzonzi viene accolto come un grande colpo. Non la pensa così De Rossi che ritiene quell’acquisto un avviso di sfratto e, come raccontano tre diverse fonti, chiede, anche attraverso il suo agente, la rescissione del contratto. Daniele in un momento di collera, avvisa la dirigenza: “Se non risolviamo la cosa vi faccio arrivare decimi”. Lo strappo viene ricucito. Ma quello scricchiolio è il prologo di quanto accadrà nell’arco di soli quattro mesi.

La prima parte della stagione è ricca di altri pessimi presagi. La Roma cade in casa del Bologna, subisce rimonte inspiegabili del Chievo all’Olimpico e del Cagliari alla Sardegna Arena. La tengo a galla la vittoria nel derby e la qualificazione agli ottavi di Champions. Ma qualcosa si è rotto tra l’allenatore e la squadra, tra la squadra e la società.

La mattina del 16 dicembre Ed Lippie, preparatore atletico e uomo di massima fiducia di Jim Pallotta, che ha appena lasciato dopo tre anni la Roma per tornare a Boston, si sistema di fronte al suo pc. Ha delle cose importanti da scrivere, che il suo presidente deve sapere.

Lippie spiega a Pallotta di avere ancora occhi e orecchie dentro Trigoria. Le sue fonti — scrive — lo informano regolarmente con messaggi e telefonate. E quello che raccontano è sorprendente. Spiega che i quattro “senatori”, che cita — De Rossi, Kolarov, Dzeko e Manolas — ritengono il gioco di Di Francesco dissennato, dispendioso sul piano della corsa ma misero su quello della tattica. Lamentano l’indebolimento della squadra. Il tecnico – dicono da Roma – è in preda alla nevrosi dovuta al rammarico di aver accettato da Monchi un mercato inadatto al suo 4-3-3. Circondato da uno staff non all’altezza, vittima della sua stessa presunzione di riuscire ad “adattare” calciatori non compatibili col suo gioco.

Lippie scrive che Monchi a Trigoria è visto come il fumo negli occhi. Lo vivono come un narcisista che ha riempito la squadra di giocatori per i quali vincere o perdere è la stessa cosa.

Se le fonti dell’ex preparatore dicono il vero la squadra soffre la presenza di Totti nel suo nuovo ruolo di dirigente. Le percezioni negative che trasmette allo spogliatoio. E’ mal tollerato — così scrive Lippie — da coloro a cui ha consegnato il testimone e che pubblicamente non smettono di celebrarlo. Le fonti di Lippie chiedono che l’ex “Capitano” venga allontanato da Trigoria se necessario cacciando Di Francesco cui Totti è legatissimo. E sostituendolo con qualcuno che lo tenga lontano.

Monchi, Totti e l’intera struttura societaria, a partire dall’allora dg Mauro Baldissoni e dal media strategist Guido Fienga, vengono informati della mail. Monchi rassegna le dimissioni (che vengono respinte). Per Totti quel racconto è una ferita profonda. Occorre mettere mano dentro lo spogliatoio – dice alla società – e bisogna cominciare proprio dal medico e dal fisioterapista; le cose non potranno che andare peggio. In quel momento, però, la Roma si deve ancora giocare tutti i traguardi di stagione e Monchi e Di Francesco sconsigliano di aprire una crisi che terremoterebbe la squadra.

Si sceglie la via di sempre: metterci una pezza. E rimandare il redde rationem con senatori e whistleblowers. La società chiede a Monchi un piano b. La possibilità, se la situazione sportiva dovesse precipitare, di immaginare un nuovo allenatore. Monchi il piano b non lo ha. Anzi, rilancia: “Se va via Di Francesco vado via anch’io”. Pallotta e i suoi soci fanno la sola cosa nella loro disponibilità. Ridistribuiscono le deleghe e nominano ceo Guido Fienga un uomo con una lunga esperienza in finanza. A Baldissoni va la vice presidenza, per portare a casa il progetto vitale per la crescita del club: il nuovo stadio. La squadra intanto entra in un tunnel da cui non uscirà più. Subisce una rimonta con l’Atalanta, l’umiliazione dell’ennesimo 7-1, in Coppa Italia a Firenze, e perde male il derby. Di Francesco chiede alla società di essere mandato via se questo può risolvere quel conflitto sordo con lo spogliatoio che ormai è un segreto di Pulcinella. Ma gli ottavi di Champions sono vicini: la doppia sfida col Porto è l’ultima chiamata.

Gli uomini dei pizzini – Ed Lippie svela quindi l’identità delle sue fonti. Sono il medico sociale Riccardo Del Vescovo e il fisioterapista Damiano Stefanini. Indica in particolare Del Vescovo come il più convinto che la Roma debba essere “detottizzata”. Pallotta trasecola. E con lui, i suoi soci, facoltosi signori che non amano mettere i loro soldi in un circo senza domatori. Venire o meno a patti con i senatori: è l’antico dilemma del calcio, a maggior ragione a Roma dove lo spogliatoio ha un filo diretto con la curva. Si sceglie la via di sempre: metterci una pezza. E rimandare il redde rationem con senatori e whistleblowers. La società chiede a Monchi un piano b. La possibilità, se la situazione sportiva dovesse precipitare, di immaginare un nuovo allenatore. Monchi il piano b non lo ha. Anzi, rilancia: «Se va via Di Francesco vado via anch’io». Pallotta e i suoi soci fanno la sola cosa nella loro disponibilità. Ridistribuiscono le deleghe e nominano ceo Guido Fienga un uomo con una lunga esperienza in finanza. A Baldissoni va la vice presidenza, per portare a casa il progetto vitale per la crescita del club: il nuovo stadio. La squadra intanto entra in un tunnel da cui non uscirà più. Subisce una rimonta con l’Atalanta, l’umiliazione dell’ennesimo 7-1, in Coppa Italia a Firenze, e perde male il derby. Di Francesco chiede alla società di essere mandato via se questo può risolvere quel conflitto sordo con lo spogliatoio che ormai è un segreto di Pulcinella. Ma gli ottavi di Champions sono vicini: la doppia sfida col Porto è l’ultima chiamata.

Redde rationem – Dopo il ko di Champions vengono accompagnati alla porta, insieme a Di Francesco e Monchi anche Del Vescovo e Stefanini. Nessuno fuori da Trigoria si chiede il perché, ci si accontenta della versione ufficiale, quella che li vuole responsabili dei troppi infortuni. Lo spogliatoio il perché lo conosce. E prende le difese di Stefanini, cui De Rossi è legatissimo (è una delle tre persone che il capitano citerà nella sua lettera di addio). I senatori si convincono che la pulizia abbia un mandante, Francesco Totti. E tra lui e De Rossi scende un gelo che durerà fino alla fine. Fino a quell’ultimo fotogramma di domenica 26, con Totti sotto l’ombrello, le mani in tasca e una faccia che è una maschera di amarezza per quella festa triste di cui conosce il non detto.

L’ultima curva – I modi e i tempi dell’infelice addio tra De Rossi e la Roma si comprendono ora meglio. E si comprende ora meglio anche per quale motivo ci siano versioni opposte su chi abbia mancato di rispetto a chi. De Rossi lamenta che la società non abbia nemmeno voluto discutere di un rinnovo “a gettone”; la società sostiene che sia stato Daniele ad aver cambiato idea all’ultima curva. Quel che conta, ed è più interessante, è come quell’addio turbolento diventi narrazione, senso comune, utile a chi vede in questo psicodramma l’occasione decisiva per sottrarre agli americani il giocattolo. Mentre il senatore Maurizio Gasparri monta una canea addirittura in Senato, come se i destini di una società per azioni fossero affar suo, la curva e le radio soffiano sulla piazza. Una città che non manifesta per le buche in cui sprofonda assedia la sede della Roma. Striscioni di vergogna affacciano nelle capitali del mondo e come in un capitolo di Suburra due figuri «con accento romano» terrorizzano per una rapina da quattro soldi (la seconda in poco tempo) la madre di Nicolò Zaniolo, l’ambito gioiello della rosa, il ragazzo su cui ricostruire o, nel caso di una cessione, abdicare. Per non dire di singolari striscioni “No Stadio” che improvvisamente appaiono in curva come a voler ulteriormente fare impazzire la maionese.

Er viperetta – A Roma, e intorno alla Roma, non succede mai nulla per caso. Gli americani, al netto di qualunque considerazione sportiva, hanno oggettivamente rotto l’immarcescibile sistema di relazioni che vuole il proprietario del club più importante di un primo ministro. Lo stadio, poi, ha mosso appetiti formidabili, e aperto scenari impensabili. Un certo generone romano, quello che fa gridare alla curva “la Roma ai romanisti” in realtà nella Roma vede solo una straordinaria opportunità. Era già così ai tempi della Rometta di Anzalone e Ciarrapico figurarsi oggi nel mondo dei balocchi di Nike, Qatar Airways, Hyundai. Non sorprende dunque che, in questa temperie, mentre l’AdnKronos di Pippo Marra (storicamente legato alla famiglia Sensi, della cui Roma sedeva nel Cda) accredita una fantomatica offerta dagli emiri del Qatar, torni ad affacciarsi un vecchio appassionato dell’oggetto: il presidente della Samp Massimo Ferrero. Er Viperetta fa recapitare, informalmente, l’ennesima offerta alla dirigenza della Roma dicendosi disposto ad acquistarla (per un piatto di lenticchie). Ferrero non è il primo e non sarà l’ultimo pretendente. Del resto già tre anni fa Aurelio De Laurentiis aveva confidato alla stessa dirigenza romanista di averci fatto un pensierino. Aveva un’offerta per vendere il Napoli, sarebbe stato pronto a prendersi la squadra della Capitale.

Rifondazioni – Acquistando il club, Pallotta disse che Roma non è stata costruita in un giorno. Nessuno gli aveva spiegato che avrebbe ciclicamente dovuto erigerla ripartendo ogni volta dalle sue stesse macerie. Da americano ha reagito con pragmatismo. Lo spogliatoio sarà purgato dai congiurati. Arriverà un nuovo allenatore, un nuovo ds, nuovi medici e nuovi fisioterapisti. La domanda è se la città riuscirà a liberarsi dei suoi pifferai e dal suo eterno istinto cannibale.
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Re: Volano gli stracci

Messaggioda ygghur » giovedì 30 maggio 2019, 9:33

Merda allo stato puro. Ennesimo tentativo di screditare Totti e De Rossi e metterli contro, non ci sono riusciti in 15 anni e ormai non ci riusciranno piú. Ma quanto dovrebbero essere attori per abbracciarsi piangendo dopo essers9 teoricamente fatti delle guerricciole? Repubblica di calico non dovrebbe neanche parlare. De Rossi che dice "se non risolviamo vi faccio arrivare decimi" é talmente lunare e assurdo che non merita altri commenti, come tutta la spazzatura contenuta nell articolo.
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Re: Volano gli stracci

Messaggioda carlomatt » giovedì 30 maggio 2019, 10:29

Io non credo che sia tutta merda: che la Roma abbia ricevuto un contraccolpo con la partenza di Strootman a mercato chiuso è un dato di fatto, così come credo che sia plausibile il fatto che i senatori abbiano chiesto la testa di Di Francesco perchè le idee del mister erano diverse dalla rosa a disposizione e dagli equilibri che questi portavano. Così come è singolare che siano stati cacciati il medico sociale ed un fisioterapista perchè colpevoli dei troppi infortuni anzichè qualche preparatore atletico che forse qualche colpa in più l'avrebbe avuta.
Non so se o quanto sia vera la storia di De Rossi contro Nzonzi e la minaccia "vi faccio arrivare decimi" detta dal capitano, in ogni caso ho già letto che De Rossi abbia allertato i suoi legali per tutelarsi.
Ma soprattutto da questo articolo Totti ne esce malissimo perchè appare come uno di quei cardinali intrallazzatori che girano per il Vaticano. Ed anche questo pare poco plausibile perchè in contrasto con il fatto che Totti, oggi, all'interno della Roma conti come il due di coppe.
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Re: Volano gli stracci

Messaggioda skivaz » giovedì 30 maggio 2019, 10:31

Ha un suo senso e un suo perche', e spiegherebbe molte cose pero'.

Se e' tutto dalla fantasia del redattore, consiglio vivamente una carriera da sceneggiatore di Hollywood.
Secondo me una base di verita', c'e'!
Non è forte chi non cade mai ma colui che cadendo ha la forza di rialzarsi ( Johann Wolfgang Von Goethe)
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Re: Volano gli stracci

Messaggioda ygghur » giovedì 30 maggio 2019, 11:18

carlomatt ha scritto:Io non credo che sia tutta merda: che la Roma abbia ricevuto un contraccolpo con la partenza di Strootman a mercato chiuso è un dato di fatto, così come credo che sia plausibile il fatto che i senatori abbiano chiesto la testa di Di Francesco perchè le idee del mister erano diverse dalla rosa a disposizione e dagli equilibri che questi portavano. Così come è singolare che siano stati cacciati il medico sociale ed un fisioterapista perchè colpevoli dei troppi infortuni anzichè qualche preparatore atletico che forse qualche colpa in più l'avrebbe avuta.
Non so se o quanto sia vera la storia di De Rossi contro Nzonzi e la minaccia "vi faccio arrivare decimi" detta dal capitano, in ogni caso ho già letto che De Rossi abbia allertato i suoi legali per tutelarsi.
Ma soprattutto da questo articolo Totti ne esce malissimo perchè appare come uno di quei cardinali intrallazzatori che girano per il Vaticano. Ed anche questo pare poco plausibile perchè in contrasto con il fatto che Totti, oggi, all'interno della Roma conti come il due di coppe.


Bravo, vedo che nella parte finale hai colto il punto, Totti putroppo non conta niente, fa solo tappezzeria allo stadio e dovrebbe essere un intrallazzatore, cosa che oltretutto cozza in maniera totale con il suo carattere e modo di essere. A me sembra uno di quegli articoli di chi vuole passare per originale e pensa di fare uno scoop scrivendo cose che sanno tutti (o quasi) per ingannare e far credere di avere chissá quali fonti e poi costruendo un castello di supposizioni ad uso di una teoria fumosa e di cui non si capirebbero neanche I fini. Bene farebbe De Rossi se querela e bene farebbe anche Totti a smuoversi dal torpore per ribadire qualche punto. Nessuno pensa che non succedano cose di cui noi non sappiamo niente, tantomeno in sano di mente puó pensare che nella Roma andasse tutto a burro e alici, ma pescare nel torbido e rimestare nella merda non aiuta mai a capire veramente le cose.
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Re: Volano gli stracci

Messaggioda ygghur » giovedì 30 maggio 2019, 11:36

A bene pensarci, se tutto nascerebbe da una mail di Lippie a Pallotta e se stranamente Baldini non viene nominato in alcuna maniera, sembra quasi una congiura per far passare certi messaggi e giustificare decisioni assurde delle societá. Sono l unico poi a pensare che un vero Presidente che fa sentire la sua presenza forse certe cose, ammesso che accadano, le capirebbe lui per primo e potrebbe rimediare in maniera corretta?
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Re: Volano gli stracci

Messaggioda carlomatt » giovedì 30 maggio 2019, 11:59

ho trovato un altro articolo su nextquotidiano.it che analizza l'articolo di Repubblica

Chi è la talpa del retroscena di De Rossi e i tre senatori che vogliono Totti fuori?

Oggi Carlo Bonini e Marco Mensurati su Repubblica parlano di un carteggio tra Ed Lippie e James Pallotta, rispettivamente ex capo dei preparatori atletici e proprietario dell’A.S. Roma, che getterebbe, secondo le intenzioni, una luce inquietante sui rapporti interni alla società giallorossa. La notizia, secondo l’anticipazione pubblicata dal sito, è che “De Rossi e altri 3 senatori volevano Totti via dalla Roma”. Come vedremo, il racconto della storia invece ci dice molto altro.

Il retroscena di De Rossi e i tre senatori che vogliono Totti fuori
Tutto parte dal racconto di questa scena immortalata dalle telecamere il giorno dell’addio di De Rossi alla Roma. “Io non volevo”, dice uno dei due all’altro e le interpretazioni univoche: si parla del modo – incredibilmente negativo dal punto di vista dell’immagine – con cui la società ha gestito la (propria) decisione di non rinnovare il contratto al suo capitano. Secondo Bonini e Mensurati quella frase si spiega proprio leggendo il carteggio tra Lippie e Pallotta. Si parla di una lettera inviata il 16 dicembre in cui le “fonti” del preparatore sostengono:

I quattro “senatori”, che cita — De Rossi, Kolarov, Dzeko e Manolas — ritengono il gioco di Di Francesco dissennato, dispendioso sul piano della corsa ma misero su quello della tattica. Lamentano l’indebolimento della squadra. Il tecnico – dicono da Roma – è in preda alla nevrosi dovuta al rammarico di aver accettato da Monchi un mercato inadatto al suo 4-3-3. Circondato da uno staff non all’altezza, vittima della sua stessa presunzione di riuscire ad “adattare” calciatori non compatibili col suo gioco.

La prima cosa che viene in mente leggendo la frase è che le fonti non saranno facili da individuare, perché quello che rivelano è ciò che pensano tutti i tifosi della Roma. Il gioco di Di Francesco ha portato spesso la squadra a prendere rischi inutili e pagarne le conseguenze (l’ultima trasferta a Cagliari, quando gli avversari pareggiarono in nove grazie a un “buco” di Manolas e alla difesa alta), la squadra è stata oggettivamente indebolita negli ultimi due mercati (a casa Salah, Alisson – che si giocano la finale di CL tra poco – Nainggolan, Strootman venduto a mercato italiano chiuso; i rimpiazzi li avete visti tutti…). Se lo staff non è all’altezza, poi, la questione si fa ancora più drammatica per i dirigenti che hanno gestito l’A.S. Roma, perché è stato Di Francesco a volere i suoi preparatori e a far chiudere il rapporto con Lippie, l’autore della lettera. Poi si passa alle accuse a Monchi:

Già, Monchi. Lippie scrive che a Trigoria è visto come il fumo negli occhi. Lo vivono come un narcisista che ha riempito la squadra di giocatori per i quali vincere o perdere è la stessa cosa. Gli rimproverano doppiezza nei rapporti, insofferenza nei confronti dei giocatori di seconda fascia, capacità manipolatorie nelle informazioni in uscita da Trigoria e un mercato che non è passato attraverso una corretta due diligence.

E anche qui, che gli vuoi dire alle povere fonti, oltre che c’hanno ragione? Ma andiamo al dunque, cioè a Totti:

E tuttavia è l’ultima delle informazioni che Lippie scrive al presidente quella che prefigura la catastrofe. Se le fonti dell’ex preparatore dicono il vero la squadra soffre la presenza di Totti nel suo nuovo ruolo di dirigente. Le percezioni negative che trasmette allo spogliatoio. L’ottavo re di Roma, il suo figlio prediletto, è mal tollerato — così scrive Lippie — da coloro a cui ha consegnato il testimone e che pubblicamente non smettono di celebrarlo. Le fonti di Lippie chiedono che l’ex “Capitano” venga allontanato da Trigoria se necessario cacciando Di Francesco cui Totti è legatissimo. E sostituendolo con qualcuno che lo tenga lontano.

Ora, attenzione: rileggete il titolo di Repubblica che si trova in copertina e quello sul sito: si parla di una rivolta di De Rossi e di tre senatori. Nella frase che leggete qui si dice che la squadra non vuole Totti senza accusare precisamente nessuno. Non è strano? No che non lo è. Perché dopo vengono svelate le tre fonti:

Ed Lippie svela quindi l’identità delle sue fonti. Sono il medico sociale Riccardo Del Vescovo e il fisioterapista Damiano Stefanini. Indica in particolare Del Vescovo come il più convinto che la Roma debba essere “detottizzata”.

Oh, avete visto chi è il più convinto che la Roma debba essere detottizzata? Il fisioterapista. Ma perché allora nel titolo c’è De Rossi?

L’Ambiente romano, raga!
Nell’articolo si racconta di come, dopo questa lettera, Monchi abbia rassegnato le dimissioni che sono state respinte; poi Di Francesco viene mandato via in seguito al ko di CL e il direttore sportivo, che qui ha fatto molti più danni della grandine pur avendo una schiera di leccaculo che fino all’ultimo lo ha difeso con audacia e sprezzo del ridicolo, che finalmente prende cappello. Vengono cacciate anche le “fonti” di Lippie, ovvero quelli che da raffinati insider dicevano le stesse cose che dicevano tutti i tifosi della Roma dotati del dono della vista.

E questa vicenda dimostra anche qualcosa. Precisamente, dimostra che il pesce puzza dalla testa. E’ infatti evidente anche a un cieco che l’inquadramento della notizia serve alla società A.S. Roma di rispondere alle contestazioni che sono scoppiate in tutta la città dopo che un nutrito gruppo di incapaci è riuscito a portare in dodici mesi una squadra dalla semifinale di Champions League alle qualificazioni in Europa League.

Il nutrito gruppo di incapaci non sono i giocatori, ma i dirigenti. Perché se in campo ci vanno i giocatori, chi li sceglie strapagandoli è il responsabile della cazzata. In ogni azienda, come direbbe Fienga, sono i dirigenti i responsabili delle scelte. Invece questo articolo sposta l’attenzione (nel titolo) su De Rossi e cerca di indicare nei personaggi che hanno lasciato la società i responsabili della stagione della disfatta.

Facile pensare che se è colpa loro, non può essere colpa, ad esempio, del tizio che ha preso Pastore regalandogli uno stipendio monstre per fargli giocare 10 partite. E soprattutto, del tizio che ha detto che il dirigente era un genio. Se è colpa degli altri, non è colpa del dirigente che ha preso Karsdop nonostante fosse infortunato a una cifra incredibile per un terzino e poi ha scoperto che il calciatore non era in grado di giocare per un anno. Se è colpa degli altri, non è colpa del tizio che pensava di sostituire Salah con Schick. E soprattutto, non è colpa del presidente che ha scelto quel tizio (Monchi) e di qualche eventuale genio della dirigenza sportiva attualmente prestato al golf che gliel’ha suggerito (Baldini).

Ricapitolando: la proprietà (con i relativi consiglieri) è in cerca di capri espiatori che gli consentano di incolpare qualcun altro dell’oggettivo depauperamento della squadra. Oggi è uscito un articolo che nel titolo dice una cosa e nel testo ne dice un’altra. E la cosa divertente è che ci saranno migliaia di persone che oggi a Roma accuseranno l’Ambiente Romano per i risultati della squadra. Invece, come abbiamo visto, i risultati sono frutto degli incredibili errori dei dirigenti. E il resto sono chiacchiere da bar. C’è gente che viene pagata per dire che è colpa dei tifosi, e vabbeh, quando si viene pagati bisogna fare il proprio lavoro. Il brutto è che c’è pure gente che lo fa gratis.
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Re: Volano gli stracci

Messaggioda ygghur » giovedì 30 maggio 2019, 12:04

Articolo perfetto.
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Re: Volano gli stracci

Messaggioda krabigladiator » giovedì 30 maggio 2019, 16:55

Mettiamoci pure che repubblica (volutamente con la r minuscola) non e' piu' il giornale di una volta e dentro i pettegolezzi e le storielle da bar di infima classe, ci sguazza come un'oca nello stagno.
A mio parere hanno creato una storia verosimile, non frutto di una fantasia holiwoodiana brillante ma di una mente malata... ma malata forte direi. Attendo con ansia risposte legali da parte degli interessati.
Quello che mi sembra piu' verosimile e' che qualcuno stia cercando di portare discredito su quelli che da anni sono i punti di riferimento dei tifosi e non credo di essere originale se penso al :verme: che risiede in S. Africa
Ma quanto è bella Roma e che culo c’avemo avuto a nasce con i piedi a bagno al Tevere.
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Re: Volano gli stracci

Messaggioda ygghur » venerdì 31 maggio 2019, 8:53

Che Baldini sia il mandante oscuro é talmente sicuro che non ti faccio neanche I complimenti per averlo capito! Che qualcuno gli spezzi entrambe le gambe e al limite pure le braccia, prima che faccia danni ancora piú gravi!
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Re: Volano gli stracci

Messaggioda carlomatt » venerdì 31 maggio 2019, 12:08

Comunque in tutta questa storia è singolare che i congiurati siano casualmente tutti quelli che hanno l'ingaggio più alto ed un piede fuori da Trigoria: perchè ad esempio Florenzi che è il vice capitano non è tra i congiurati? Oppure Pellegrini? Solo questo denota un pò il fatto che il burattinaio di questa storia sia oltreatlantico o almeno oltremanica visto che in questo modo si possono cacciare i traditori con il consenso (sperato) dei tifosi.
Altra singolarità è in De Rossi: se è il giuda, il traditore, quello che minaccia di far arrivare la Roma al decimo posto perchè poi va in ritiro anche quando è infortunato, gioca con una gamba sola, batte il rigore ad Oporto e va a segnare il gol della vittoria a Genova in casa Samp? Così come Kolarov, che gioca il derby con un dito del piede rotto e segna su punizione.
Infine il comunicato della Roma, che non dice niente ma soprattutto non smentisce un cazzo.
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