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carlomatt ha scritto:Su "Il fatto quotidiano" ho trovato un bell'articolo su Totti, leggermente diverso dai soliti, vale la pena perderci un paio di minuti.
Totti: solo per amore. Attenzione però, non quello che pensate voi
di Simone Perotti | 1 giugno 2017
Prima di leggere queste righe dovreste vedere i due video linkati in fondo al testo. Vi avvicinereste allo stato d’animo giusto per seguire queste poche parole. Che però sono necessarie. Direi, perfino, doverose. Non c’entra niente che amiate il calcio o no, come non dovete necessariamente ammirare la boxe per amare e soprattutto comprendere la storia di Muhammad Alì, o la vela per sognare con quella di Bernard Moitessier, o l’atletica per emozionarvi con Pietro Mennea e ci aggiungerei perfino altre storie, che so già che farebbero arricciare il naso, come Mujica, Guevara e molti altri. Seguitemi, non cominciate a pensare: sto parlando dell’emozione delle storie. Penserete dopo, se vorrete. La storia ha a che fare con il talento e con le scelte. Dunque, dal mio punto di vista, con l’ambizione: quella vera, santa, buona, cioè l’ambizione di essere amati generando emozione, che spinge i cuori veri e puri a immolarsi (senza neppure dover morire, per altro). Seguitemi.
Nel calcio esistono i buoni calciatori; poi ci sono i campioni; poi ci sono i fuoriclasse. Questi ultimi associano talento, fisico, voglia di vincere, cervello, umiltà. Per questo sono fuoriclasse. Ne nascono pochissimi, in relativo sul numero degli atleti. Fanno cose speciali, con una naturalezza disarmante. La sorte ha dato loro un dono inestimabile, possono avere tutto, chiedere qualunque cosa e l’avranno. E loro che fanno? Ma fanno quel che tutti noi facciamo! Scelgono. Onore, gloria, trofei, soldi… oppure, qualcos’altro.
Francesco Totti l’ho visto giocare molte volte. Valeva il prezzo del biglietto da solo, anche se era della squadra avversaria, come nel mio caso. Mai sono uscito dallo stadio senza dire: “Accidenti, ma hai visto cosa ha fatto Totti?!” e lo dicevo con l’ammirazione più pura, e anche con una domanda inespressa, che restava dentro di me: “Perché?”. Perché un fuoriclasse come lui non aveva cambiato squadra capitalizzando la sua fama di asso del calcio? Ha rifiutato molte offerte, le migliori! Perché non ha cercato squadre che potessero valorizzare il suo talento più della Roma, quelle con soldi a palate, dove giocano solo i migliori, e che finiscono sempre prime in ogni competizione? Perché non ha capito che se avesse giocato nel Real, nel Milan di qualche anno fa, nella Juve, sarebbe stato titolare per 20 anni nella nazionale italiana, vincendo forse due o tre mondiali? Non che guadagnasse poco, Totti: 2,5 milioni l’anno, ma niente rispetto ai 78 di Ronaldo, ai 76 di Messi, o perfino ai 16 di Pogba o di Thiago Silva, o perfino i 4 di Giovinco. Per i non addetti: Giovinco potrebbe al massimo andare a fare il giardiniere di Totti; Pogba e Thiago Silva sono ottimi giocatori (i campioni di cui parlavo) ma non sono dei fuoriclasse, e mai nella vita si sognerebbero un sesto della carriere e anche solo dei “numeri” che ha fatto Totti. Dunque: perché?
Per amore. Ma non quello verso la maglia, verso i tifosi, verso la città di Roma. C’era anche questo, senza dubbio, chi lo nega. Ma la vera ambizione, quella profonda e unica, la più potente, era un’altra: essere amati, avere un ruolo e un posto nel cuore della gente. Questo fanno i fuoriclasse autenticamente ambiziosi, gli uomini veri, fragili nelle loro straordinarie doti. Rinunciano ad alcune cose (cambiare squadra, vincere un mucchio di trofei, guadagnare sempre di più, essere conosciuti in tutto il mondo…) perché vogliono essere amati. Danno tutto, perdono molto, strapagano quell’amore, e fanno tenerezza da quanto spendono per averlo. Ma lo fanno.
La storia di Totti è bellissima. E lo è per un motivo molto semplice: di solito chiunque strapaghi per l’amore che cerca, non lo ottiene. Francesco Totti c’è riuscito. La vita è così crudele, sempre, che più spendi, più ti sacrifichi in cerca di quell’amore, e meno te lo dà. Il calcio, con tutte le sue contraddizioni e le sue storture (forse dovrei dire: lo sport…) è ancora una delle cose più umane del mondo. Perché sa ancora offrire quell’amore a chi sia davvero un talento, a chi lo cerchi davvero, a chi sia davvero disposto a scegliere di immolare quasi tutto quel che un fuoriclasse, generalmente, mette invece a frutto. La prova è che nessuno ama Ronaldo, Messi, Ibraimovich.
Il suo “ho paura” del discorso di addio letto all’Olimpico domenica 28 maggio, è la prova di tutto quel che sto scrivendo. Nell’infinita umiltà tipica di chi cerca amore e si danna e fatica e si consuma in ogni modo conosciuto per garantirselo, Totti ora ha paura. Paura che senza poter mostrare il suo smisurato talento ogni domenica, senza far sognare i tifosi con la sua eccellenza, quell’amore svanirà. Come tutti gli umili cercatori d’amore, pensa che senza dare, non avrà più. C’è una frase minima, nel suo discorso dell’altra sera, che forse pochi avranno notato, ma che la dice lunga su tutto questo: Totti se la sta prendendo comoda nel fare il suo discorso, è emozionato, deve leggere la lettera, ma sta tergiversando. A un certo punto se ne rende conto e dice: “Vado (nel senso di: “inizio”, ndr), sennò si fa troppo tardi, c’avete fame”. Se ci pensate è terribile quella frase. Lui sta abbandonando il calcio, è il momento tragico in cui la sua ricerca di amore entra in crisi, finisce. Un lutto. Ha paura. E la gente (lui pensa) vuole andare a mangiare, dunque si preoccupa di una cosa minima, irrilevante, invece che patire, gioire, celebrare con lui. Di questo è convinto il fuoriclasse-cercatore-d’amore: che alla gente non freghi che poco o nulla di lui, nonostante tutto quel che ha ricevuto dal suo straordinario impegno e talento. E infatti, subito dopo, forse per la prima volta, non ce la fa, e si confessa: “Io starei qua altri 25 anni…”. Notate: non qui a giocare, ma qui nel momento di massima espressione dell’amore.
Molto ci sarebbe da dire, evidentemente. Ma basta così. La storia di Totti è una bella, crudele storia d’amore, per una volta, tuttavia, finita bene. Per quanta paura possa avere Francesco, credo che si sbagli. Nessuno lo dimenticherà. Ma lui fa bene ad avere paura. Di solito le cose vanno diversamente…
Discorso d’addio alla carriera di Francesco Totti:
Best goal ever by Francesco Totti:
(Breve nota personale, di ordine estetico-filosofico: ho sempre amato Francesco Totti perché faceva un uso smodato del pallonetto. Il pallonetto è il tiro a palombella beffardo e preciso che scavalca il portiere. Nessun calciatore al mondo ne ha mai fatto così tanti come lui. Il pallonetto è la supremazia dell’astuzia sulla forza, l’intelligenza che si fa gesto. È morbido, dilata il tempo dell’emozione del goal, fa di velluto la corazza dura del tiro, dunque è come l’umorismo, che mentre ti fa ridere ti fa piangere, parola invece di urlo, sguardo invece di schiaffo. Io sono sempre stato con Ulisse, non con Achille. L’Odisseo, di fronte al portiere troiano nel derby balcanico-anatolico, avrebbe fatto certamente una finta, forse avrebbe guardato di lato per disorientarlo, e poi lo avrebbe superato con un lentissimo pallonetto centrale).
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=BF61OpqU8jk[/youtube]
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=bjroucVaOFU[/youtube]
caligola ha scritto:E che cosa gli avrebbe fatto di male questa dirigenza a parte fargli un contratto da giocatore fino a 41 anni?
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ygghur ha scritto:Non so se siete piú distratti o malfidati, ma a parte il doverosissimi contratti (guadagnati sul campo e a furor di popolo), quale spesse fette di prosciutto sugli occhi e tappi nelle orecchie per non vedere/sentire le umiliazioni che sono state inferte a Totti dal giorno zero di questa presidenza? Cominció Baldini, prima di arrivare, a dargli del pigro ed alter simpaticherie, continuó Sabatini prendendolo per il culo e prefigurando un fine carrier molto piú ravvicinato di quello che poi é accaduto. Non parliamo poi dei toni di sufficienza con cui Pallotta lo ha sempre trattato, che se non fosse per il fatto che il suo merchandising va alla grande, avrebbe fatto di tutto e di piú per sfancularlo prima, vedrete che adesso gli fará un'offerta fatta apposta per essere rifiutata (a meno che Monchi non abbia veramente voce in capitol e idee diverse, come detto ufficiosamente). Non pensate anche voi pallottiani che sarebbe stata una bella e giusta mossa, da parte del vostro amato president, presentarsi il giorno di Roma-Genoa dicendo parole importanti su Totti e dandogli un contratto in bianco su cui lui doveva solo scrivere quello che voleva fare?
carlomatt ha scritto:A me pare invece che Pallotta abbia dato mano libera a Totti su cosa fare da "grande". E che Totti invece non mi pare lo abbia ancora deciso. Monchi (che se non sbaglio lavora per la Roma di Pallotta) gli ha proposto di fare il suo vice in modo che Totti possa addentrarlo al mondo romanista ed in cambio gli insegna a fare il dirigente: ti risulta che Totti gli abbia dato una risposta ufficiale?
Lui si sente ancora giocatore, ma puoi sentirti giocatore importante nel campionato degli emirati arabi o nella serie B americana?
ygghur ha scritto:cose non stanno proprio come dici tu, per come la vedo io. Monchi, che lavora per Pallotta ma non é plenipotenziario, ha GENERICAMENTE detto quello che ha detto sul ruolo di Totti, ma non lo ha convocato UFFICIALMENTE per discutere dei particolari o anche semplicemente per formulare la vera e propria offerta. Lo ripeto: a voi sembra davvero cosí strano che Totti chieda rispetto, che tradotto non significa continuare a giocare a tutti I costi ma ricevere una VERA e PRECISA offerta in maniera PROFESSIONALE. Dopo 25 anni con la Roma sulle spalle, io credo che meriti questo ed altro, soprattutto sinceritá assoluta.
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