ygghur ha scritto:Ho la vaga impressione che da lassú se la stia ridacchiando nel vedere questo esagerato consenso convergere sulla sua persona, spero per chi ha esternato certi pensieri che siano sinceri, onestamente mi ha fatto piú di un certo effetto, pensando che pure dai rocchettari "puri" é sempre stato guardato con un certo distacco. Devo ammettere che se avesse goduto di questo largo consenso in vita, snob come sono probabilmente sarei stato un fan piú tiepido...ai tempi del progressive era troppo leggero, in epoca era rispettato ma considerato troppo complicato, poi troppo pop, poi qualsiasi cosa pur di non ammetterne la grandezza assoluta e la superioritá schiacciante sui pigmei che lo circondavano. Una volta un critico illuminato disse che in una sola canzone di Bowie mediamente ci sono piú idee che nelle intere discografie di certi personaggetti (per dirla alla De Luca) e al di lá dell'iperbole, c'é molto molto di vero. La cosa piú sincera mi é sembrata vederla nelle immagini da Londra, ragazzi che cantavano stonatamente le sue canzoni e facevano festa come fosse vivo. Canzone piú gettonata come preferita Space Oddity e devo dire che se rimaniamo alla canzone-canzone sono totalmente d'accordo. Personalmente invece come singolo pezzo piú indicativo, quello che farei sentire ad un suo amico alieno per fargli capire chi era, cito Station to station, lí c'é veramente Bowie distillato come in nessun altro brano.
Ieri sera ho ri-visto su Sky Arte (di gran lunga il miglior canale di Sky perchè trasmettono monografie e grandi concerti di musica) un docu-film su Bowie, chiamato "Five Years". Ma ha poco a che vedere con l'omonima canzone: racconta di cinque anni, cinque fasi importanti della vista artistica di Bowie, 1971 - Ziggy Stardust e la fase glam, 1975 - Young Americans ed il soul americano, 1977 - il trasferimento a Berlino ed il periodo di Heroes, 1980 - la svolta dance ed infine 1983 - il periodo dei grandi concerti Live e degli stadi riempiti per i suoi concerti.
Parlando di Station to Station Bowie raccontava che era influenzato dal rock tedesco dell'epoca, soprattutto l'elettronica dei Kratfwerk.
In ogni caso è sempre stato un curioso, curioso di ogni genere musicale sul quale arrivava sempre prima e meglio degli altri. Anche l'ultimo disco "Blackstar", che appare a ragione un pò cupo e crepuscolare, sta un pò avanti rispetto alla musica attuale.