Ci mancherai, Lou!

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Ci mancherai, Lou!

Messaggioda carlomatt » domenica 27 ottobre 2013, 20:29

E' morto Lou Reed, poeta del rock. Cantò l'anima scura dell'umanità

UNA VITA nel nome del rock, e insieme della poesia, dell'arte, della magia e oggi anche della perdita, come il titolo di un suo album. E' scomparso a 71 anni Lou Reed, chitarra e voce dei Velvet Underground, e poi anima solista e solitaria, non sempre, perennemente alla ricerca di un suono e di un'anima. Sempre tormentata, con ogni tanto qualche "giorno perfetto".

Una vita a cantare e suonare New York, le ombre della città, il lato selvaggio che poteva essere quello di un marciapiede buio ma anche quello di un'esistenza scura. Una vita difficile da subito quella di Lewis Allan Reed, nato a Brooklyn e cresciuto a Long Island. Lo scorso aprile a Cleveland aveva ricevuto un fegato nuovo, con un trapianto. Ma già l'adolescenza è particolarmente difficile, con il trauma dell'elettroshock, utilizzato per "curare" una tendenza bisessuale. Un'esperienza destinata a segnarlo per sempre, che non reprime e forse aiuta lo sbocciare della sua ricerca creativa, attraverso la scrittura, la regia, la voce in radio in una sua trasmissione. E soprattutto la musica, e soprattutto il jazz, le note blu sempre tendenti al nero. Una ricerca letteraria realizzata attraverso l'elettricità della chitarra e il droning della voce, che non è quasi mai un cantato, e meno che mai un parlato. Una sospensione sonora e poetica quella del primo album dei Velvet Underground, che con pochi accordi dipinge tutta la tensione intellettuale e la linfa vitale di una New York come sempre indescrivibile. E che usa il dolore espresso dall'elettricità di una chitarra amata e maltrattata per chiudere nel passato tutti i canovacci e le categorie del rock come era stato pensato e suonato fino a quel momento, iniziando da The Ostrich che proprio di quegli stilemi si nutre per restituirli trasformati. La suonano con lui i Primitives in cui c'è già il polistrumentista visionario John Cale, che porterà Lou Reed dritto verso i Velvet Underground dopo aver scoperto un tesoro sonoro in un demo di Heroin.

Con l'arrivo di Sterling Morrison al basso e chitarre e Maureen Tucker alla batteria i Velvet Underground inziano dal primo album a ridefinire qualche concetto fino a quel momento imperante. Anche grazie all'innesto nel bacino di talenti e cervelli di Andy Warhol, la cui factory produce esecutivamente e artisticamente il primo lavoro della band. C'è una banana che si sbuccia sulla copertina bianca, ma il vinile è nero. Ed è tagliato dalle prime cicatrici del rock, Waiting for the man, All tomorrow's parties, l'incredibile Venus in furs e naturalmente Heroin. C'è la droga, c'è il sesso, e c'è quindi il rock, tagliato dalla malinconia e dagli sguardi enigmatici di Reed, ma c'è anche una quantità pura di una sintesi mai ascoltata prima, che consegna l'album alla storia.
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Re: Ci mancherai, Lou!

Messaggioda ygghur » martedì 29 ottobre 2013, 11:39

Purtroppo bigona farci il callo, se il nostro tempo su questa terra sará ragionevolmente lungo, vedremo morire uno ad uno i nostri miti giovanili. Su Lou Reed potrei scrivere un libro, ma di certo non lo farei mai, non sia mai da lassú mi mandasse uno di quei suoi gelidi sguardi da uomo cha ha visto e fatto tutto nella vita. Credo che la definizione che lui stesso gradirebbe di piú é quella di poeta rock, la sua idea di base, mai realmente cambiata in 45 anni di carriera con alti eccezionali, cose cosí cosí ed anche cose francamente di basso livello (in questo senso, ma solo in questo, lo si puó accomunare a Zappa), é quella di scrivere testi forti, espressivi, significativi, rivoluzionari e metterci sotto un background elettrico, in pratica l'anti-Dylan, sotto certi aspetti (tanto lagnoso il menestrello di Duluth quanto incisivo Lou). Con i Velvet ha creato dal nulla un modo di fare rock che é stato poi copiato milioni di volte (senza mai raggiungere l'originale, of course), un critico rock una volta disse (piú o meno): i dischi dei Velvet vendettero poche migliaia di copie, ma ognuno poi formó una band - un'iperbole con un grosso fondamento di veritá. I suoi testi, che personalmente considero secondi in ambito rock solo all'inarrivabile Leonard Cohen, hanno introdotto temi e situazioni assolutamente impensabili e certo pur nel fermento del 1967 sentir parlare con brutale franchezza di eroina e sadomasochismo non deve essere stato facile per la potenziale audience dell'epoca, tutta peace and love e LSD. La carriera solista é stata molto ondivaga (Lou a differenza dell'amico/nemico Bowie non aveva quella facilitá di scrittura e quella disponibilitá al compromesso che servono nel mondo della musica pop per mantenersi sempre a galla e contemporaneamente produrre grande musica), ma gli alti sono stati vette luminose, l'epitome potrebbe essere quella che é diventata una specie di sigla, Walk on the wild side. C'é qualcosa di poetico in sé, nel fatto che un brano che parla della scena transvestite di New York e cita l'espressione "given head" sia andato nelle classifiche ed é altresí notevole che un brano simbolo del rock senza aggettivi veda come strumenti principali contrabbasso, sax e un discreto sottofondo di archi. Ecco, l'ho detto, Lou Reed era e sará sempre, rock senza aggettivi ed i suoi testi prima o poi saranno studiati nelle scuole. Si sará capito che personalmente sono legatissimo a tutto ció che ha rappresentato, in veritá appartiene alla ristretta cerchia di personaggi che hanno influenzato il mio modo di pensare e quindi in qualche misura la persona che sono oggi deve qualcosa anche a lui, cosa che non potrei certo dire per altri personaggi che magari stimo musicalmente ma non mi hanno trasmesso niente dal punto di vista intellettuale. Addio e vatti a fare una bella passeggiata sul lato selvaggio dell'inferno.
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Re: Ci mancherai, Lou!

Messaggioda Ciccio Pallino » martedì 29 ottobre 2013, 12:05

ygghur ha scritto:Purtroppo bigona farci il callo, se il nostro tempo su questa terra sará ragionevolmente lungo, vedremo morire uno ad uno i nostri miti giovanili. Su Lou Reed potrei scrivere un libro, ma di certo non lo farei mai, non sia mai da lassú mi mandasse uno di quei suoi gelidi sguardi da uomo cha ha visto e fatto tutto nella vita. Credo che la definizione che lui stesso gradirebbe di piú é quella di poeta rock, la sua idea di base, mai realmente cambiata in 45 anni di carriera con alti eccezionali, cose cosí cosí ed anche cose francamente di basso livello (in questo senso, ma solo in questo, lo si puó accomunare a Zappa), é quella di scrivere testi forti, espressivi, significativi, rivoluzionari e metterci sotto un background elettrico, in pratica l'anti-Dylan, sotto certi aspetti (tanto lagnoso il menestrello di Duluth quanto incisivo Lou). Con i Velvet ha creato dal nulla un modo di fare rock che é stato poi copiato milioni di volte (senza mai raggiungere l'originale, of course), un critico rock una volta disse (piú o meno): i dischi dei Velvet vendettero poche migliaia di copie, ma ognuno poi formó una band - un'iperbole con un grosso fondamento di veritá. I suoi testi, che personalmente considero secondi in ambito rock solo all'inarrivabile Leonard Cohen, hanno introdotto temi e situazioni assolutamente impensabili e certo pur nel fermento del 1967 sentir parlare con brutale franchezza di eroina e sadomasochismo non deve essere stato facile per la potenziale audience dell'epoca, tutta peace and love e LSD. La carriera solista é stata molto ondivaga (Lou a differenza dell'amico/nemico Bowie non aveva quella facilitá di scrittura e quella disponibilitá al compromesso che servono nel mondo della musica pop per mantenersi sempre a galla e contemporaneamente produrre grande musica), ma gli alti sono stati vette luminose, l'epitome potrebbe essere quella che é diventata una specie di sigla, Walk on the wild side. C'é qualcosa di poetico in sé, nel fatto che un brano che parla della scena transvestite di New York e cita l'espressione "given head" sia andato nelle classifiche ed é altresí notevole che un brano simbolo del rock senza aggettivi veda come strumenti principali contrabbasso, sax e un discreto sottofondo di archi. Ecco, l'ho detto, Lou Reed era e sará sempre, rock senza aggettivi ed i suoi testi prima o poi saranno studiati nelle scuole. Si sará capito che personalmente sono legatissimo a tutto ció che ha rappresentato, in veritá appartiene alla ristretta cerchia di personaggi che hanno influenzato il mio modo di pensare e quindi in qualche misura la persona che sono oggi deve qualcosa anche a lui, cosa che non potrei certo dire per altri personaggi che magari stimo musicalmente ma non mi hanno trasmesso niente dal punto di vista intellettuale. Addio e vatti a fare una bella passeggiata sul lato selvaggio dell'inferno.


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