KansasCity 1927 - Genoa per noi (Genoa-Roma 2-1)

Dove si fanno quattro chiacchiere rilassate con gli amici.

KansasCity 1927 - Genoa per noi (Genoa-Roma 2-1)

Messaggioda carlomatt » giovedì 27 ottobre 2011, 19:23

Genoa per noi (Genoa-Roma 2-1)
pubblicata da Kansas City 1927 il giorno giovedì 27 ottobre 2011 alle ore 17.03

Sto calcio moderno e vigliacco non fa in tempo a datte na gioia tanto sofferta quanto attesa e meritata che subito, cinico e spietato come un mercato europeo in credito, te chiede er conto.

Passare da Roma-Palermo a Genoa-Roma è rapido, schizofrenico e doloroso quanto passare dal minuto di silenzio per Simoncelli a quello per non si sa quante persone morte perché in Italia, se piove, nel 2011, te la rischi.

Ma tutto scivola e si frulla, crolla e si sommerge, the show te sta mpo sur cazzo ma pare che must go on, non c'è tempo per pensare e "per fortuna che c'è la Roma", come diceva una canzone valida per ogni occasione.

Luigi Erico, infagottato in giaccavento, dice la telecronaca sia preda d'attacco intestinale, ma come noi resiste e combatte, chiappe strette e stomaco in subbuglio, per questa maja storica.

Straordinariamente normale ai confini della prevedibilità tre giorni fa, la cacarella lo fa tornar visionario al punto da riproporre uno stage a Caciara Borini, licenziare per la prima volta la rincofanata cipolla Der Cipolla, ritardare la pensione a Perrotta trovandogli un'immancabile maglia, stavolta da terzino.

Del resto, a non voler cedere alle lusinghe del merchandising che vorebbero cambi di style e design ogni tre mesi, può succedere che un nostalgico come Perotta, frugando nei cassettoni de na casa piena de maje da titolare tutte uguali accumulate negli urtimi 10 anni, una co cui presentasse ar campo pronto pe giocà e fregà compagni e allenatore la trovi sempre.



Ma l'idea, ner bene e ner male, non guarda in faccia a nessuno, e pure se nse capisce perché, pormone pe pormone, se sia accantonata così in fretta gente come Tommasi o Lima, che al neurone da Twitter de Jose Angel avrebbero potuto fa tirà un po' il fiato, se comincia a ruminà carcio speranzosi e baldanzosi come a na partita d'altura d'agosto, de quelle dove gli avversari so sparring partner, modo elegante pe non chiamalli seghe, e tu giochi da solo e provi schemi, soprattutto schemi, che de fa gò nun c'è fretta, ce sarà tempo.

Perché per larghi tratti, più orizzontali che verticali, giocamo quasi da soli, con gli avversari che ce guardano sinceramente incuriositi da sti strani ragazzi in vitro e in vetrina, cavie da laboratorio e da sfilata, che fanno nsacco de mosse carucce ma ar dunque rimandano.

Angel e Perotta scendono e crossano, crossano e scendono proprio come se in campo non ci fosse nattacco de nani quali Bojan e Borini, e il dominio è talmente assoluto da portare alla noia il commentatore Sky che si lamenta perché la partita, col Genoa ad aspettare, non decolla.

Ma solo un romanista sa quanto, se la partita decolla, ce sia da preoccuparsi dell'atterraggio.



Che a levarsi dal suolo ci si leva pure, co un tiro der Caciara che vabbè, è un tiro de merda, però è un segno de vita, ma poi non c’è manco er tempo de ritirà dentro er flap della nasca che subito ariva la turbolenza, e con lei, come da manuale, la paura, il disagio, le madonne.

Er cannibale, bello e impossibile, dopo na mezzora impeccabile, cade nel peccato, che se sa che la carne è debole, er manto instabile, e la gamba flebile, ar punto che invece de rinvià je regala palla a loro. Essendo noi facilmente penetrabili pure a difesa schierata, quando viene a mancare pure questa, diventiamo praticamente delle donne di malaffare. Ed è significativo che a manovrare sia quer Palacio che ce l’aveva promessa senza manco doveccela promette, e ancor più che a finalizzare sia quello Jankovic che de nome fa Bosko, kome a rikordacce ke stamo di novo dentro a na serva oskura, e ke non stamo manko a mezzo der kammin de nostra vita.

Ed è così, dantescamente incazzati, che annamo a riposo nell’inferno, ma co un filo de purgatoriale speranza legato ai cambi che imprenscindibilmente l’asturiano opererà, cambi che immancabilmente non se materializzano al rientro, continuando a tenecce in compagnia de Cerbero.



“Vabbè mo leva Borini e mette Osvardo”, dicono i più. “No, no, leva Borini e mette Boriello”, dicono gli altri. Ma dopo mpochetto le sostitutizioni arrivano, e secondo la logica che vuole utilizzata tutta la rosa, e che esaurita la stessa porterà all’impiego de giardinieri, magazzinieri, guardie giurate e centralinisti de Trigoria, se rivede pure Greco al posto della trottola cilena, e la transazione ortofrutticola de na ripristinata Cipolla in luogo de na Mela che poco prima, dopo pochi guizzi e molti calci (dai quali se arguisce che o è molto temuto o sta già molto sul cazzo agli avversari), de testa aveva provato invano a pareggià.

Ma non è questo doppio cambio a scuotece quanto er successivo, che invece de toje dar campo er predestinato Caciara vede er Multitasking della Sila sostituito da Borriello, operazione che dovrebbe portà Borini a esse na specie de terzino destro, e Bojan na sottospecie de trequartista, e che in generale conduce lo schieramento a livelli de incomprensibilità degni de na puntata de Lost.

Er muro rossoblù è così imponente e impenetrabile che a vedello Roger Waters pensa de facce nantro disco, ma spigni e sbatti e impreca e spigni e sbatti e rosica, quando le speranze sò ormai basse quasi quanto le palle de na tifoseria intera, un ex se ricorda de esse tale e invece de fasse mattoncino ce regala na crepetta.



La palla civetta e monella sfiora Osvardo, ntruppa sur levigato petto de Boriello, e s’allunga mal custodita dal mai rimpianto Bovo. E siccome finché c’è Bovo c’è speranza, Boriello allunga er fettone e rimette ar centro della linea dela porta, laddove indomito, incredulo, impetuoso e tempestoso come la cima der naso suo, s’abbatte er piattone de Borini a sfonnà la rete.

La giovane nasca mesciata impazzisce de gioia, e noi co lui, noi che l’avremmo torto al 15esimo del primo tempo sì, è vero, ma solo per risparmiallo pe la partita cor Mila e non per altro.

Come striker impazzito Borini core e sfoggia il repertorio de mano mozzicate intraviste tra un buffering e l’altro su Youtube, e mentre er pischello sbraita gli altri guardano Luigi Erico e je chiedono, ao, e mo? che famo? tenemo er pareggiotto? guarda Luì che er pareggiotto qui da noi è bono sa, a Genova poi, chi se lo ricorda più, l’urtima vorta era tipo 30 anni fa e c’amo vinto pure no scudo.

Pensace Luì.



Luigi Erico ce pensa, se guarda intorno, riflette, mastica, sputa e dice no! ar pareggio de bilancio, no! ar conservatorismo, no! ar compromesso storico, ala transizione, ar condono dela zona Cesarini, ala casta delle panche comode, ala virtus che sta ner medio che te mostra chi fa catenaccio, perché chi ben comincia è sì a metà dell’opera ma ride bene chi ride ultimo e la revoluciòn, lo diceva pure Mao e non per niente il calcio cinese è in forte ascesa, non è né un pranzo di gala, né un punto a Marassi.

E allora avanti, ognuno come può, con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che abbiamo noi mentre attacchiamo il Genoa pe na vittoria mai tanto rocambolescamente meritata, a invertì tendenze e ripiasse er fresco maltolto, a osà da veri pischelli quali siam, che se la fortuna aiuta gli audaci, più audaci de noi a sto monnonfame de Serie A ribassata da Standard & Poor's, Moody's e Fitch, nce sta nessuno.

Ragion per cui se rischia come manco co Zeman giovane, e quell'artri, pe rilassasse, rimediano un calcio d’angolo.

La cosa in verità ce disturba assai, perché noi dovremmo vince e sto carcio d’angolo francamente non c’azzecca gnente. Noi è de là che dovemo annà, anzi sbrigateve a batte, su, fate er piacere, urtimate ste pratiche muffose de carcio antico e stantio che noi ci dobbiam riversar dellà, daje su, essete boni.

Quelli, quasi in imbarazzo, battono na parabola arcuata e velleitaria, de quelle che de solito le punte in mezzo all’area s’encazzano col battitore libero de poté poi incorpà er vento o gli scarpini novi pe la traiettoria sbilenca.

Ma se de solito le punte s’encazzano è perché qualcuno ha fatto finta de marcalle al punto da inibinne ogni pretesa. Cose d’altri tempi, de quanno i difensori difendevano, pe capisse, o de quanno i portieri alti du metri nonché possessori de braccia e mano e ginocchia alte autorizzate ad ammazzà ogni forma de vita nei paraggi dell’area piccola, nse facevano scrupoli.

Ma i tempi so cambiati e na carambola de arti crucchi e slovacchi ce ricorda che o noi duramo sempre un minuto de meno o le partite durano sempre un minuto de troppo.

Gò, sì, ma pe loro, e Genova per noi continua a significà quasi esclusivamente barili de bile da stoccare nse sa dove, che amo finito lo spazio.



Ma chiunque segua sta squadra da quarche anno capisce subito che na novità c’è, e sta in quer “quasi”. Perchè se Luigi Erico a sverniciata fresca dice che è contentissimo e ce fa venì voja de spaccà lelleccidì che cominceremo a pagare a marzo 2012, poi, a mente nattimo più fredda e televisore salvo, per quanto "contentissimo" ce appaia ancora ntantino eccessivo, capimo pure che voleva dì, forse, o quantomeno capimo quello che pensamo noi, e cioè.

Che amo perso l’unica partita dove non s’è preso un contropiede ogni dieci minuti. E tu dici, eh ma amo perso. E tu stesso te risponni: eh, ma guarda pure come, co na palla regalata mentre impostavi e una regalata su carcio d’angolo. E allora dici, eh, ma o vedi che le distrazioni stanno ner Dna della squadra? E quindi te risponni: sì, ma Dna della squadra nvordì un cazzo quanno cambi allenatore e ¾ de rosa, me pare na stronzata de proporzioni desossiribonucleiche.

E siccome potresti continuà così fino a notte fonda, lo fai senza vergogna, e a letto pensi alla partita e a quanto sei cojone a sta a letto a pensà alla partita invece de dormì.



Poi t’addormi, e tra le braccia der mai definitivamente affermato trequartista der Parma te perdi nella fantasia de na squadra normale, de quelle brutte da media inglese, che vincono in casa e pareggiano fori, co stopper, ali, terzini, centrattacco e vittorie da due punti. Ma questo è nsogno semplice, antico, alla portata de tutti, de quelli che ncè gusto a falli.

Se oggi tifi Roma, devi sapé che quello che pe tutti è nsogno a te deve sembrà nincubo.

Per ora il tuo sogno è la realtà de nantra sconfitta all’urtimo che ancora non te fa incazzà come pensavi.

E' nipnosi collettiva che continua, hasta la victoria que sarà, quando sarà, e ci farà più contentissimi che mai.
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Messaggioda thedice » giovedì 27 ottobre 2011, 21:31

mito vero
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Re: KansasCity 1927 - Genoa per noi (Genoa-Roma 2-1)

Messaggioda kgiglio » venerdì 28 ottobre 2011, 13:51

carlomatt ha scritto:Genoa per noi (Genoa-Roma 2-1)

[...]
Che amo perso l’unica partita dove non s’è preso un contropiede ogni dieci minuti. E tu dici, eh ma amo perso. E tu stesso te risponni: eh, ma guarda pure come, co na palla regalata mentre impostavi e una regalata su carcio d’angolo. E allora dici, eh, ma o vedi che le distrazioni stanno ner Dna della squadra? E quindi te risponni: sì, ma Dna della squadra nvordì un cazzo quanno cambi allenatore e ¾ de rosa, me pare na stronzata de proporzioni desossiribonucleiche.

E siccome potresti continuà così fino a notte fonda, lo fai senza vergogna, e a letto pensi alla partita e a quanto sei cojone a sta a letto a pensà alla partita invece de dormì.
[...]


Mamma mia, allora non sono solo io la scema che ripensa alla partita invece di dormire!
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Messaggioda stargazer » venerdì 28 ottobre 2011, 15:22

Non sei assolutamente l'unica. Io fatico sempre a prendere sonno dopo una sconfitta in serale. E la mattina mi sveglio masticando amarissimo.

Ma non vi sto dicendo niente di nuovo.
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Messaggioda carlomatt » venerdì 28 ottobre 2011, 16:43

Questo fa coppia con l'altro post del dopo Parma-Roma, prima vittoria in campionato, dove raccontava il risveglio dopo la vittoria e tutto era più bello, la giornata più limpida ed il caffè più buono.
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