Kansas City 1927

Dove si fanno quattro chiacchiere rilassate con gli amici.

Messaggioda carlomatt » domenica 11 settembre 2011, 10:53

Il gioco della Roma in sintesi: "Io la do a te, tu la dai a me, lui la dà a egli, egli la dovrebbe dare a noi, se poi egli è Rosi, vabbè, come non detto, riprovamo alla prossima"

Più chiaro di così?
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Messaggioda carlomatt » lunedì 12 settembre 2011, 14:21

A un nada dalla remuntada - (Roma-Cagliari 1-2)

"Er tifoso romanista dei tifosi è sempre er più", cantava Lando Sinatra, e con tutto il rispetto per l'opera vendittiana che er core mezzo giallo e mezzo rosso pompar ci fa, poche frasi ce se appicciccano addosso come quella. Er più cosa non è fondamentale saperlo, qualsiasi aggettivo va bene, fate voi, ma quando a 50 gradi all'ombra e con una fresca eliminazione dall'Uefa sul groppone è sbucato Stekelenburg per scaldare braccia che poco je sarebbero servite, er boato der tifoso romanista s'è arzato, er peggio era alle spalle, la revoluciòn repartiva, er tifoso romanista, davero, de novo, una vez mas, se sentiva più er più che nunca.

Che poi l'asturiano a sto giro aveva fatto lo strano nei limiti, consapevole del fatto che a sto tifoso, ora come ora, basta che je metti er capitano in campo, poi coll'artri facesse il cazzo che je pare, tanto nun conoscemo nessuno, pe noi è uguale. Anche perché mo come mo annà a vedé la Roma, te dà la sensazione de essete imbucato alla festa tua, de girà pei corridoi de casa tua senza riconosce nessuno, e a vedelli che entrano e se scaldano è cosa che emoziona e stranisce, soprattutto quando capisci che quello ingobbito e sgraziato non po esse Gago, ma è ancora, inevitabilmente, impermeabile ad ogni rivoluzione, la bonanima de Simone Perrotta.

Ma va bene così, è il futuro che entra in casa, è la new economy, so gli spread che volano, e poi De Rossi ce sta ancora, nse sa pe quanto e a quanto, ma oggi gioca e tanto ce basta. Certo, Luigi Enrico se se po complicà le cose o fa, non è tipo che tira indietro la scucchia, motivo per cui na maja pe Rosi, uno che da 3 anni ogni volta che esce dar campo pensa che sia l'ultima che gioca co la Roma, nse sa come né perché, se rimedia sempre.

La partita inizia e la trama della tenzone è chiara: Cajari in 11 a proteggere la porta, Roma in 11 a guardare il Cajari che in 11 protegge la porta. Dalla prima mezz'ora si evince che:

- Pjanic è buon giocatore e gran paraculo. Non c'è passaggio del giovin slavo che non abbia Totti come destinatario, di petto, di tacco, no look no sense, sempre e comunque a Totti, che lui Totti conosce e je piacerebbe tanto diventare il nuovo Candela (colui che col capitano aveva un rapporto calcistico da Europride).

- Er Cipolla nse move. Il primo sms che ariva dice "Osvardo è mobile come Adriano", ove "mobile" non è inteso come aggettivo ma come libreria Expedit de Ikea Ecco, no, ancora no, non siamo a quei livelli. Er Cipolla nse move ma lo fa in maniera intelligente, che po sembrà strano ma invece un senso ce l'ha. Lui se fa pure trovà libero, poi però intruppa, scivola, credendo lui per primo che ce sia sempre quarcuno a tiraje i capelli impedendone i movimenti. Però è molto bello. Anche se il secondo sms che ariva dice: "Osvardo è na pippa". E vabbè.

- Heinze, ecco Heinze, non ha nessuna movenza del calciatore, ma neanche del calciatore rozzo e scarso, niente. Si muove male sempre, anche quando cammina, anche quando saluta, passi brevi, scattosi, improvvisi, e capello tanto antico da meritargli almeno un completo anni 70 a parte, con calzoncino inguinale e lacci sul collo. E però, Heinze è anche l'uomo che ogni volta che vede un altro uomo con la palla al piede, vede passarsi davanti tutta la propria vita fatta di fame, sete, sofferenza, ingiustizie, guerra e soprusi (dev'essere andata così, per forza), ragion per cui quella insaziabile voglia di sangue ritorna sempre, più forte che mai.

- Bojan è l'unico calciatore di serie A che non tocca mai la palla, il che può sembrare semplice, a volerlo, ma in un rettagolo di gioco, anche stando fermi, prima o poi succede che quel cuoio fastidioso ti sbatta addosso. A lui no. Fosse palla avvelenata, sarebbe il più forte. Il Macaulay culkin de Trigoria è a dir poco spaesato, e inizia a radicarsi il sospetto che Bojan l'aereo l'abbia perso veramente, e noi se stamo a incarognì su un sosia. Chiunque sia, per lui se prevedono tempi de ambientamento pari a quelli dell'essere umano sul pianeta Terra. Per ora stiamo ancora allo stadio invertebrati.

- Rosi è l'unico calciatore di serie A trattato dal proprio pubblico non come una sega ma come un imbecille.

Da un nostro compagno di spalti arrivano le due frasi che meglio sintetizzano i primi 45 minuti: "me sto a divertì come a na dimostrazione dela Folletto", seguita da "l'unico brivido ce l'ho avuto quanno er bibbitaro non me stava a dà e resto".

E tant'è.



Il secondo tempo però, è tutt'altra storia.Il chtiicaca pare ingranare ad una velocità utile a far sì che ogni tanto s'arrivi in porta, sempre e comunque senza segnare. Il possesso palla poi non ne parliamo, sale sale e non fa male, ma financo Rosi, per qualche minuto, pare utile alla causa. L'Olimpico ulula e striglia e quando Luigi Enrico leva Bojan pe mette Borriello di colpo diventiamo tutti asturiani, ogni polemica slovacca se spegne, anche perché Totti serve Borriello e un miracolo del portiere Azzaro ce strozza l'urlo in gola (scusate, st'immagine dell'urlo in gola strozzato me piaceva e la volevo usà, fa molto Ds). Insomma, vince diventa questione de minuti.Sì ma quanti? E soprattutto, pe chi?

Più o meno due, quelli che servono al migliore in campo fin lì, tal José Angel da Twitter (dove scrive na cifra) a fa due cazzate che manco Rosi ha condensato mai in così poco tempo.

Ci sono pochi mantra che dalla scuola calcio in poi tutti gli allenatore ripetono ai propri ragazzi. Uno di questi è: quando si rinvia la palla, mai al centro dell'area. Se poi al centro dell'area ce sta uno che ce odia manco fosse er fio de Chinaja, ecco, invece de rinvià al centro dell'area girate e tira direttamente sotto l'incrocio che fai prima, hai visto mai te sbagli e pigli la traversa. E' stato così, che quando s'eravamo scordati da dove venivamo e de chi eravamo figli, er fio ingrato ha ciabattato de stinco interno, stek s'è fatto nano e a palla è annata in buca.V per Vendetta ha esultato co la solita sobrietà e pacatezza, con quel riserbo e quella cortesia tipici de chi te sta pe piscià addosso dopo avette ammazzato de botte e buttato privo de sensi un fosso. Perchè Daniele non se l'è solo legata ar dito, s'è proprio fatto impiantà chirurgicamente una fune nella falange.E ancora una volta toccava fa la remuntada, l'ennesima.

José Angel da Twitter però è tipo che nse rassegna, e coll'ardore dei più giovani e dei più tonti s'è catapultato all'attacco, è entrato in area palla ar piede pe poi strascinallo alla ricerca de un rigore che non arivava e de un difensore che si bullava, graffiandolo a morte. Tanto è bastato a ricordacce che un giorno, hai visto mai uscissimo dalle secche de sta crisetta da età dello sviluppo, hai visto mai mandassimo a memoria il chiticaca e riuscissimo a somigliare al Barcellona B, insomma, quel giorno, comunque, un arbitro a cacacce er cazzo lo troveremo. Ma tanti e tali sono ora i problemi, che pure quell'espulsione non ci ha indignato più de tanto. Sticazzi. Calcio totale, remuntamo in 10.

A quer punto il chiticaca diventa caciara, er Capitano tira, Azzaro pare che para, comunque c'ha culo e a Osvardo je basta costringe navversario a svirgolà la palla pe mettese a aizzà er pubblico. "Pensa quanno segna che fa questo", se semo detti senza sperallo più de tanto.E quanno entra Borini, dicasi Borini, uno che fino a du giorni fa non l'avremmo trovato manco su Facebook, l'Olimpico esplode, e quello, pe riconoscenza, siccome è giovane e educato, alla prima palla che tocca fa gò, che viene annullato solo perché Heinze, senza avversari da disossare, aveva na frezza bionda in fuorigioco. Sai quelle cose belle che agli altri succedono sempre, tipo uno entra e segna? Tipo uno sconosciuto mai sentito mai visto prima mai coperto entra e segna? A noi mai, agli altri quasi sempre.

Ar Cajari, per esempio. El Kabir Bedi, per esempio. Che entra al minuto 86, e al minuto 90 pia la palla, tira, segna. Che ce vo.

E poi Totti ha tirato e De Rossi ha segnato. E solo a noi poi capità de segnà e vedé esultà gli altri. E solo a noi po capità de annà via dallo stadio chiedendoci: ma amo perso 2 a 0 o 2 a 1? No perché pare niente, ma invece è tutto. Se amo perso 2-1, non tutto è perduto. Da quell'inutile puntata de De Rossi se po ripartì. Da quel tardivo, inutile, beffardo, antico segnale de risveglio se po attinge speranza.

E pazienza se in tre partite amo fatto du go, e pazienza se a falli so stati Perrotta e De Rossi col contributo der Capitano, i novi ariveranno, prima o poi, pure loro, a dacce na mano.

E tanto l'amo capito che alla fine jamo fatto l'applauso, a quer paraculo lecchino de Pjanic che è venuto da solo verso la Sud, ma pure all'artri.

Perché la posesiòn del balòn è concetto pedagogico, materia nova e ostile. Stamo tutti a scola come fosse er primo giorno e non sarà un brutto voto preso mo a facce sartà l'anno.Tocca solo capì se semo ragazzi intelligenti che non se applicano o ragazzi tonti che se applicano.

Comunque semo i più.
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Messaggioda krabigladiator » lunedì 12 settembre 2011, 14:58

bellissimo... me so tajato in due dalle risate, anche se me pare de capi' che ce sarebbe da piagne :-D :oops:
Ma quanto è bella Roma e che culo c’avemo avuto a nasce con i piedi a bagno al Tevere.
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Messaggioda stargazer » lunedì 12 settembre 2011, 19:13

carlomatt ha scritto:OK, allora posto le due puntate precedenti, per coloro che non hanno un account su FB (ma esistono queste persone?)


Esisteno, esisteno...
"Per comprare un giocatore devo rimanerne affascinato, mi devo emozionare." (Walter Sabatini)
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Messaggioda principe101 » lunedì 12 settembre 2011, 20:35

carlomatt ha scritto:- Heinze, ecco Heinze, non ha nessuna movenza del calciatore, ma neanche del calciatore rozzo e scarso, niente. Si muove male sempre, anche quando cammina, anche quando saluta, passi brevi, scattosi, improvvisi, e capello tanto antico da meritargli almeno un completo anni 70 a parte, con calzoncino inguinale e lacci sul collo. E però, Heinze è anche l'uomo che ogni volta che vede un altro uomo con la palla al piede, vede passarsi davanti tutta la propria vita fatta di fame, sete, sofferenza, ingiustizie, guerra e soprusi (dev'essere andata così, per forza), ragion per cui quella insaziabile voglia di sangue ritorna sempre, più forte che mai.


Fantastico...quoto in pieno :-DDD
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Messaggioda Gianni » martedì 13 settembre 2011, 13:37

principe101 ha scritto:
carlomatt ha scritto:- Heinze, ecco Heinze, non ha nessuna movenza del calciatore, ma neanche del calciatore rozzo e scarso, niente. Si muove male sempre, anche quando cammina, anche quando saluta, passi brevi, scattosi, improvvisi, e capello tanto antico da meritargli almeno un completo anni 70 a parte, con calzoncino inguinale e lacci sul collo. E però, Heinze è anche l'uomo che ogni volta che vede un altro uomo con la palla al piede, vede passarsi davanti tutta la propria vita fatta di fame, sete, sofferenza, ingiustizie, guerra e soprusi (dev'essere andata così, per forza), ragion per cui quella insaziabile voglia di sangue ritorna sempre, più forte che mai.


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la voglia di sangue ritorna sempre è da oscar ! :mad: :mad:
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"La rivoluzione non è un pranzo di gala (Mao). Invece voi vorreste il Barcellona in 3 giorni senza passare dal via. Ma il Manchester City, che sono 3 anni che spende 100 milioni a sessione di mercato, cosa ha vinto per ora? (Stargazer)"
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Messaggioda carlomatt » mercoledì 14 settembre 2011, 17:11

Posto, per i non facebook, il suo pagellone della settimana. Un genio!

A grande richiesta torna er paggellone, stavolta dedicato alla prima giornata tutta. Che poi è la seconda. Ma in realtà è la prima.

Er Palermo: se po' solo immaginà la frustrazione de Zamparini. Dopo nestate passata a distrugge na squadra con metodo e perseveranza dici: aò, armeno co l'Inter perderemo. Gniente. Sarà pe la prossima. Per ora, un immenso Miccoli, che ogni volta che lo vedi chiedi a chi c'hai accanto: ricordame perchè questo non è er capitano daa nazionale. Poi vedi Mangia, che l'anno scorso allenava a primavera der Novara, che è come se dici la peggio cella della prigione der ghetto de Varsavia, e vedi che fa giocà la gente nel ruolo suo, che schiera la squadra migliore possibile e vince, e pensi che se era nato nelle asturie e allenava er Novara B forse a quest'ora c'avevamo qualche problema de meno.
Voto: 10

Cassano: che poi ogni tanto succede pure all'artri, mica solo a noi. Cassano, per esempio, je se po dì de tutto, ma co la Lazio il suo lo fa sempre. Saranno antichi sensi de colpa, sarà quel che sarà, ma come vede biancoceleste se ricorda der campione che poteva esse e je la mette nei modi più Bizzarri. A sto giro poi ha cercato de coinvolge pure Gamba de Legno Aquilani, ma quello a furia de girà squadre manco fosse Vieri in calore, coi colori novi ce se deve ancora raccapezzà, e più de tanto non ha potuto.
Voto: 9

Close e Sissè: pe primo ha colpito er Panzer Secco, che a dispetto de quella faccia da rappresentante de spillatrici da ufficio c'ha una certa verve. Er secondo je l'ha fatto l'Esagitato, che se domenica prossima sgozzasse un capretto e ne bevesse il sangue come esultanza dopo un gol nessuno se stupirebbe. Sò na bella coppia, e c'hanno una certa intesa. Urge faje conosce la moje der poro Miro a Cissè, arivato a Roma col chiaro obiettivo de batte Borriello in un tipo di derby ben preciso.
Voto: 7,5 Se spera pe poco


Er Napoli: grazie alla nuova partnership co la Uni Posca è riuscito a presentà la maglia più brutta che se ricordi a memoria d'uomo, grazie alla quale è riuscita ad abbaglià un Cesena piuttosto battagliero e che, senza i danni irreparabili alla retina, avrebbe potuto mette in difficoltà na squadra che sembrava meno spumeggiante dell'anno scorso. D'altra parte bello Inler, bello Dzemaili, bello er mercato tutto, ma co Cannavaro titolare, che te voi spumeggià. Però, se vinci pure senza bollicine, capace che è l'anno bono.
Voto: 7

a Iuve: il cambio de ragione sociale non sembra avè influito. La Piemonte Calcestruzzi gioca pure a pallone, e, pare, con una certa cognizione de causa. Giovandosi del Grande Mistero Glorioso Del Calciomercato 2011, ovvero riceve Pirlo gratis, sembra avè trovato quello che negli anni scorsi mancava: una persona che sa giocà a pallone in mezzo al campo. Da verificare la tenuta, è comunque partita bene. Il Presidente Agnelli a fine partita ha dichiarato: spiace che qualcuno ci voglia privare di due gol legittimamente conquistati sul campo. Quando gli hanno fatto notare che non era vero ha rettificato in "Inter merda. Gne gne". Anche l'allenatore Conte si è scagliato contro il sistema: "Il Presidente aveva detto gne gne gne gne, spiace che qualcuno ci voglia privare di due gne conquistati..."
Voto: 6,5 Se spera che a quello stadio je se furminino almeno le luci

Linte: il punto dolente è chiaro, e sta in panchina. Il suo nome è Simpatia Gasperini, uno che ogni mattina se sveja, apre l'occhi, e in mancanza de alternative manda affanculo sè stesso. Quando ha presentato le formazioni qualcuno j'ha fatto notà che stava a tenè in panchina tipo il trequartista più forte del mondo ma lui da quaa recchia nce sente: "no no io faccio er 3-4-3, i schemi sò mportanti, il modello Genoa nse tocca, io so' duro e puro e stronzo, me dispiace pe Snaidero ma o me fluidifica - na cosa alla Guberti pe capisse - o il campo non lo vede, non voio sentì cazzi". Poi, nattimo prima che Zarate annasse in collasso cardiocircolatorio pe mezzora de fascia, c'ha ripensato, ma solo pe n'emergenza, sia chiaro. Julio Cesar a fine partita ha dichiarato amareggiato: spiace che la critica non abbia compreso appieno la mia installazione/performance in omaggio a Doni.
Voto: 4 Se spera almeno pe nantra settimana.

Chievo-Novara: aldilà dei contenuti, aldilà del risultato, aldilà degli interpreti e anche dei pregiudizi. Chievo-Novara è na partita da Lega Pro, e la Serie A non la dovrebbe manco vedè su Sky, ma manco sentì alla radio, ma manco giocassela al picchetto.
Voto: 3 Co la speranza che il ritorno nse giochi pe maltempo.
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Messaggioda Ranieri » mercoledì 14 settembre 2011, 18:35

:lol: :lol: :lol:

Un grande davvero !


Piccola nota sulla Giuve, io ho visto la partita di sabato.
Vabbé che giocavano col Parma
Ma la giuve con Pirlo é tutta n'altra squadra, per me una outsider in questo inizio stagione (vediamo se e come regge, se spera de no!)
De Rossi: «A Pjanic vorrò sempre bene»
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Messaggioda carlomatt » giovedì 15 settembre 2011, 11:45

Questo è stato scritto prima di Roma-Cagliari e purtroppo è stato facile profeta.

L'avversario: er Cajari
pubblicata da Kansas City 1927 il giorno domenica 11 settembre 2011 alle ore 10.54

Incontrà gli isolani a inizio campionato ce fa venì brutti ricordi, sia perché a incontrà squadre sulla carta più seghe alla prima a noi tanto bene ncià mai portato (tipo er Cesena l'anno scorso), sia perché un anno fa i dettami der puntuto Mago de Testaccio se annarono a infrange contro le rocciose coste sarde, e il ginocchio de Conti se annò a infrange contro i rocciosi tacchetti de Burdisso quando ormai il naufragio era già iniziato. Ecco, già che ce stamo levamose subito er dente.

Daniele Conti è un giocatore discreto, che alterna alti e bassi ma comunque con un rendimento medio rispettabilissimo, de quelli che nse capisce perché mpar de partite in Nazionale, visto che le hanno fatte tutti, non le hanno fatte fa pure a lui. Va bene. Le strade se so separate tempo fa, e va bene pure questo. Quello che non va bene è che quando sto fio scapestrato se ritrova contro una maglia rossa come er sangue der sangue suo se trasforma nel protagonista de un film de Tarantino, e un solo imperativo morale ne condiziona le prestazioni: la vendetta. C'ha dato più dispiaceri lui che Doni, e ce ne voleva, je manca solo er mitologico gol de spalletta che manda a zero, pe il resto il repertorio l'ha sfoggiato tutto, e se il campionato fosse composto da 19 Rome più il Cagliari a quest'ora c'avrebbe un par de palloni d'oro sur caminetto. Tra l'altro nse ne po più de ste telecamere puntate sur padre che se magna le unghie e se sbuffa er capello mentre er fio fa er gaggio in campo (anche se la corsa sotto la Sud di qualche anno fa di Bruno dopo gol di Vucinic all'ultimo minuto in casa meritò ogni inquadratura affinché fosse intelligibile il sottotesto "figlio mio, sangue del mio sangue, attaccatarcazzo", firmato Papà).

Occhio pure a trottolino Cossu (uno che in nazionale, per esempio, ci ha pure giocato qualche minuto e Conti no), e a Nainggolan, centrocampista col nome da antimicotico e classico esemplare de giocatore che se se lo comprassimo noi c'avrebbe problemi de ambientamento e finirebbe inesorabilmente ai margini della rosa, ma che quando ce gioca contro diventa Xavi Hernandez. Er Cajari, ahinoi, è pieno de giocatori con nomi fatti apposta pe fasse ricordà la matina dopo nei bar della capitale: El Kabir, Ibarbo, Thiago Ribeiro, sconosciuti che speriamo rimangano tali per almeno altre 24 ore.

Non se scordano poi de Brillantina aka Ficcadenti, allenatore ibernato nel primo dopoguerra e scongelato de recente, che a dispetto dell'acconciatura da Quartetto Cetra non è l'urtimo arivato, pe quanto quando c’hai a che fa co Cellino er concetto de ultimo arivato sia piuttosto instabile. Er presidente playboy chitarrista, metà Hugh Hefner e metà Pino Daniele, colui che de recente, riordinando gli lp de casa s'è detto "mo li chiamo tutti a sonà co me a casa mia" (e quelli ce so annati facendosi pagare quanto Giggiriva forte che comunque costava meno de no scarpino de Nainggolan), è stato riabilitato nella comunità dei sani de mente solo grazie alla costanza sulla scena der collega Zamparini, in confronto al quale è più moderato della corrente cattolica dell’Udc.
Come se non ne fossimo già consapevoli di nostro, Cellino ha ricordato che "con la Roma può finire in qualsiasi modo". In un mare di incertezze, l'unica certezza.[/b]
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Messaggioda marceloski » giovedì 15 settembre 2011, 22:45

Ranieri ha scritto:Piccola nota sulla Giuve, io ho visto la partita di sabato.
Vabbé che giocavano col Parma
Ma la giuve con Pirlo é tutta n'altra squadra, per me una outsider in questo inizio stagione (vediamo se e come regge, se spera de no!)


Certo che è facile fare i fenomeni quando l'avversario più vicino sta a quattro metri :?
Ciao a tutti.

Marcello

Ma per questa Roma la vittoria deve diventare la normalità (Spalletti)
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Messaggioda thedice » lunedì 19 settembre 2011, 15:35

con trottolino pizarro ha vinto...

Adelante con juicio (Inter-Roma 0-0)
pubblicata da Kansas City 1927 il giorno lunedì 19 settembre 2011 alle ore 11.49
So le 8, manca meno de un'ora all'inizio de sta partita che ormai più che un classico è una stimmata generazionale, quando vengono diramate le formazioni che vedono schierati Perrotta e Taddei come terzini. "Più che calcio, postmodernismo", pensano alcuni, "Porca troia", esclamano altri, "Ma che davero?" chiedono Perrotta e Taddei, "E noi?" se chiedono Cassetti e Heinze, "me sa che ormai m'hanno sgamato" sussurra Rosi. Ma tant'è, a noi le cose normali ce fanno ribrezzo, la revoluciòn è pane e sorpresa, a costo de sorprende pure chi deve scende in campo. E mentre il Barcellona A segna un gol ogni dieci minuti a qualche migliaio de chilometri de distanza, la succursale trigorica s'appresta ad affondar tacchetti nella fanga dell'agriturismo San Siro, co un Kjaer e un Borini de più e co un Osvaldo sempre lì, quindi, inesorabilmente, co uno de meno. Er pubblico d’ambedue s’apposta guardingo su spalti e decoder, l’Inte s'apposta guardinga in attesa, la Roma imposta guardinga er chiticaca che s'impone da sé, com’è naturale che sia. Anche perchè in mezzo a sto girotondo mò ce se trova pure Trottolino Pizarro, campione mondiale de giravolte da fermo e indubbiamente più funzionale al chiticaca di Brighi e Simplicio.

Ma a Milano cominciare bene per poi perdere e magari lamentasse dell'arbitro è tanto cassazione quanto roba da intercettazioni bruciate, grandi vecchi, escort insaziabili, poteri forti, dejadejadejavu che non muore mai. Quindi lì per lì ce dà quasi fastidio st'ostinata posesiòn del balòn, sto dominio immotivato, sta tigna pe recuperà il cuoio appena perso proprio come se se smaniasse dala voja de dimostrà che poi ce se saprebbe fa qualcosa, co quer cuoio balòn.
E però stavolta c'è algo de diverso.
Come madri preoccupate per i figli che fanno il saggio, come padri orgogliosi dei pischelli che stanno pe dimostrà finalmente a chi so figli, accompagnamo ogni passaggetto stronzo dei nostri con cenno assertivo del capo, ogni bruciore de pressing con un “ooo” da fuochi d'artificio a feragosto. E quando er senso dela famiglia è così forte, tanto forte agli occhi der monnonfame che pure magnasse na pizza insieme diventa na notizia, chi tocca i figli se la rischia.

"Apezzodemmmerdassassininfame" urlamo in coro da un colle all'artro dela città quando Lucio, uno de cui già avevamo predetto l'inevitabile nella scheda pre partita, uno che nel nome de Cristo gioca in perenne crociata sui crociati degli infedeli, se ne frega del sacrale rispetto che si deve ad un portiere in uscita, e invece de zompà je stampa no scarpino sulla tempia, battezzandoje la recchia sorda con intervento da otorinolaringoiatria d'urto. E se è vero che pe fa er portiere devi esse pazzo, se pigli na scarpata in testa de certo nte miora la situazione. Il guardiano del tempio, da professionista serio quale solo gli olandesi e i sordi da na recchia sanno esse, prima de svenì se guarda intorno a cercà sto cazzo de balòn. Rassicuratosi, s’avvita e muore come un tulipano strappato alla sua terra.
"E' sempre lui, espurgilo a quer pezzodemmerda, è sempre lui", urla er tifoso romanista ancora poco avvezzo a quei dettami der progetto che non voglion proteste neanche se te sacrificano ner nome deddio. Ma siccome er calcio è scienza inesatta, l'arbitro sancisce che Lucio ja preso sì la testa ma non je la voleva spaccà, non der tutto armeno, solo mpochetto, quindi rosso è troppo, famo giallo e nse ne parli più. E però, a ben vedere, ce stavamo a ricascà. Giocavamo bene, ancora non perdevamo, ma già se stavamo a lamentà dell'arbitro. Così non va.

E allora via. Via da vecchi costumi e lamentele. E via pure dai vecchi pregiudizi verso quel calvo pallavolista incastonato tra pali e traversa che ha conquistato la Romania a colpi de baker. Non ne bloccherà una pe tutta la partita, perché lui è fatto così, portiere anni 70, forse pure 60, brutto a vedesse (sempre) eppur efficace (random). Il fatto de non falla entrà, ricordando le sculate gesta de Lupatelli, artra mezza sega calva che restando inviolata per svariate partite divenne Campione d’Italia, è amuleto non da poco.
Ma se la palla non entra manco con Lobont, buona parte der merito va alle divinità nordiche tutte, co un occhio de riguardo pe Odino che c’ha mannato er fio Thor detto Kjaer in mezzo alla difesa. “Chi è Kjaer?” ci chiedevamo battezzandolo Loria biondo per colpa di Youtube. “Kjaer!” rispondiamo guardandolo ligio come un Mexes senza mestruazioni. “Sì ma chi è Kjaer?” “Kjaer!, rispondiamo mentre Stek esce in barella e intorno al danese non resta traccia di anglofonia (che loro hanno i film coi sottotitoli e imparano l’inglese da piccoli e noi no e i negri c’hanno il ritmo nel sangue). “Chi è che gioca in prima base?”, cazzeggiamo mentre questo, pur con inguardabile elastichetto che se vede che i metrosexual so arivati pure tra i freak di Christiania, chiude, anticipa, pressa e svetta con albina precisione.
“No pasaran!” si esalta Luigi Enrico dall’iberica panca. “Sì ma leva Osvardo!” risponde idealmente la grande famiglia giallorossa.
Che lì davanti qualcosa se move pure, ma è quasi esclusivamente Borini, che vòi pe l’areodinamica da Formula uno garantita dalla nasca, vòi pe l’innata tigna, vòi soprattutto perché quando c’hai 19 anni, a meno che tu non giochi a golf o non te chiami Menez, nello sport se nota, mozzica ogni pallone e pare pericoloso pure quando non fa un cazzo. Quando poi er pericolo se concretizza, che soo dimo a fà, Giulio Cesare se riscopre imperatore dei pali e vola a levà la palla dalla rete e la mano dalla bocca al mordace pischello.

L’Inte, dar canto suo, s’affida a Nagatomo, il quale s’affida a Taddei, il quale smadonnando Luigi Enrico e la dea della duttilità in campo, se chiede: “Ma possibile che proprio oggi che gioco io se divertono tutti tranne me?”. E il bello è che a pensacce bene, con l’eccezione di De Rossi che gioca ogni pallone pensando alla risposta da dà al prossimo de Sky che je chiederà se ha firmato, de Borini che gioca con la voja de vive tipica der miracolato e de Kjaer che pare sempre a un niente dall’ordinare ai sottoposti il passo dell’oca, gli altri non stanno a fa niente di clamoroso. Totti, addirittura, sbaglia i passaggi proprio come li sbaglierebbe na punta da 200 gol che se mettesse a fa er centrocampista tuttofare alla sua età.
Eppure, all’intervallo siamo contenti.

“Se giocamo così le potemo pure perde tutte” se dimo smozzicando bistecche e arrosticini come fossimo Carnivori giocatori in crisi de risultati. “Le potemo pure perde tutte, nce ne frega gnente”, se dimo cor cervello plagiato dar progetto. “Tutte, tutte”, ribadimo da fondamentalisti decoubertiniani, mentre i nostri rientrano in campo co la faccia de chi ormai è convinto che il calcio abbia cambiato regole, preferenze, strumenti, opzioni, cancella cronologia. Perché la sensazione comune a tifosi e giocatori è che segnà, tutto sommato, sia un di più. Quel che conta non è fa gò, ma dà la sensazione de potello fa. E niente più dela posesiòn del balòn te ce fa crede così tanto. Tirà in porta è roba da anticaje e petrella, gesto vintage, reperto da rigattiere, mpo grammofono mpo telefono a gettoni. Er gò. Nostalgia canaglia.

Eppure, beata anacronistica ignoranza, ce sta uno che er gò lo desidera più de ogni altra cosa ar monno, precisamente er gò suo nella porta nostra. Dopo du anni passati a riguardasse su Youtube quello che c’aveva fatto a no sciagurato derby, lo spettinato ad arte Zarate vorebbe tanto riprovà quella gioia, mentre la nostra è già a livelli accettabili quando vediamo che Gasperini, che dio ce lo conservi, lo preferisce a un Pazzini imbullonato in poltrona.
Maurito L’Oreal guizza e scatta con ritrovata verve, si danna, s’accentra, si prepara e si coordina, sfoggiando tutto il suo repertorio di repentini cambi di direzione e invidiabili parabole arcuate che puntualmente non servono a un cazzo. E ogni volta che le laziali vedove di Maurito stan per esultare cor ditino infame pronto sui cellulari e sui profili de Facebook, si ritrovano come lui: mano nei capelli e sul volto, occhi chiusi per la disperazione e il troppo gel colato dai capelli al volto, che il sudòr non è mero fattore liquido, e devi sapello gestì.

Poi esce Pizarro ed entra Gago; quindi esce Borini ed entra Borriello, ma siccome resta Er Cipolla, si capisce che er gò non è priorità, e per le ragioni accennate poco fa, a noi poco ce cambia, anzi.
In compenso la posesiòn non è più così possessiva e tutto lascia presagire che er destino cinico e interista se stia pe profilà; dopo na partita gajarda e tosta stamo solo a cercà de capì quanto grossa, immeritata e dolorosa sarà la beffa.
Ma a quer punto s’abbatte definitivo sur Meazza il fattore Gasperini, nel senso che uno che pe vince leva Forlan pe mette Muntari, er dubbio che er lavoro suo sia in fattoria te lo fa venì. E si rivela inutile anche il tentativo di eliminare il migliore in campo con colpi che non se vedevano manco a Guantanamo nell’era Bush, co un De Rossi che, dopo aver suscitato unanime, trasversale, universale, virile solidarietà, se rialza sbattendo i tacchi a gridar “La stirpe è salva!”. Allora vordì che il progetto c’è, che il futuro è assicurato e il passato non fa più paura, definitivamente, quanno ar minuto 86 er fiordo danese disimpegna de tacco su Snaidero che a botta sicura ridisimpegna sull’ariano stinco cor laccetto, o al minuto 90+3, quando Burdisso sbraga sullo Snaidero de cui sopra e Mazzoleni, in barba ad una tradizione arbitrale sansirina che ha visto sanzionare molto meno, lascia correre, fino al fischio finale.

E allora corriamo e gioiamo come na scolaresca in pizzeria, adelante con juicio, tutti uniti, mano nella mano, co un punto in classifica e mpaio sur capoccione orange.
E allora adelante adelante che il destino è distante ma al volante c'è un uomo ai margini della cui scucchia un soriso finalmente s’affaccia a pronunciar la via, verso l’ignota dimensione spaziotemporale dove, a costo de perde sto balòn per qualche secondo, qualcuno farà gò.
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Messaggioda carlomatt » giovedì 22 settembre 2011, 11:36

Il Siena visto da Kansas City 1927:

L'avversario: er Siena

Se la storia c'avesse un senso, se i corsi e ricorsi coressero e ricoressero, se la tradizione fosse la stella polare, allora ce se dovrebbe avvicinà a sta partita co un minimo de ottimismo. Ma se sa, come dici ottimismo a Roma tutti fanno finta de cercasse le chiavi in tasca, cercando più a fondo possibile (questa i maschi la possono spiegà ale femmine).

Quindi, senza commenti ulteriori, ce limiteremo a ricordà come du anni fa fu proprio contro i nerobianchi che iniziò la resurrezione, co quer missile der pupazzone norvegese all'urtimo minuto. E che fu proprio contro i saporelli che riuscimmo a vince na partita fondamentale sempre all’urtimo minuto, con gò de tacco dicasi de tacco de Okaka dicasi Okaka su assist de Pit dicasi Pit. Una de quelle cose che te fanno pensà “questo è l’anno bono”. Bono pe fa che nsè mai capito, ma vabbè, poi è finita com’è finita, ma arzi la mano chi non firmerebbe pe un secondo posto, oggi.

Pe la serie "A chi tocca nse grugna", gli ex toscani a titolo temporaneo Rosi e Curci, quelli che da ex nostri ce potevano fa vince no scudo ma mpo perché noi semo noi, mpo perché loro so loro non ci riuscirono, mò se potrebbero ritrovà in campo proprio contro er Siena, e stai a vedè che l'aria dell'ex non je giovi. Boni co ste chiavi. Ma i nostri li conosciamo, ogni tanto se ne scordamo un paio, ma grossomodo li conosciamo, vedemo l'artri.

D’Agostino: posto che l’assunto di base manco se lo dovemo dì, la vera domanda è: sò passati abbastanza anni? Dopo quanti campionati uno che ha giocato male co noi può ancora facce il fenomeno contro? Dopo quanto se va in prescrizione? La dovete fa tutti, inesorabilmente, sempre, pe forza, contro de noi la partita della vita? Ma nce l'avete n'hobby? Na passione? Mpassatempo?

Gazzi: gon un gognome gosì, sembra fatto apposta pe dà sfogo ai gioghi de parole meno piagevoli. Se go noi se fagesse i sua, gli esprimeremo solidarietà ogni gualvolta gualguno osasse prenderlo per il gulo.

Grossi: con un cognome così, sembra fatto apposta pe figurà nel tabellino della partita dopo Gazzi. Speriamo tra gli ammoniti o tra gli espulsi o tra i sostituiti o tra gli automarcatori, e non per altro.

Troianiello: con un cognome così ecc. ecc. ecc. No, vabbè, quest’ironia de terz’ordine non c’appartiene, non è che siccome so' calciatori e so' ricchi je se deve mancà de rispetto. E poi non è vero che so' tutti viziati, che vanno tutti co le veline, che c’hanno tutti i macchinoni. Lui per esempio c’ha na Escort.

Vergassola: col passare degli anni ha forse perso un po' della verve che ne caratterizzò inizio carriera, ma sembra ancora in grado di svariare con una certa padronanza della tecnica. Ha dalla sua un repertorio importante, che su una salda base de fondamentali vede spesso all'improvviso l'innesto de soluzioni originali in grado de strappà l'applauso anche ai palati più fini. Insomma, tutto quello che se po chiede a un comico ce l'ha. Vedesse de non facce piagne domani.

Reginaldo: dopo la storia con la Canalis finita com’è finita, pare che se carichi prima delle partite usando un poster de Clooney come punching ball. L’ultimo che ha messo Ocean’s eleven sulla tv del ritiro, adesso non si esprime molto bene. Quello venuto dopo ha pensato: forse non je piaciono i blockbuster a Reginaldo, guardamose nfirm impegnato, mettemo Syriana. E’ stato l’ultimo film che ha visto. E manco intero.

Calaiò: pe pettinasse usa gli stessi prodotti de Ficcadenti, e già questo lo rende na minaccia, quantomeno al comune senso del bello. Fondamentale nella risalita in A del Napoli, talmente fondamentale che dopo un anno j’hanno detto: oh ammazza sei forte, te sei uno che je serve continuità, vatte a fà le ossa a Siena. Ormai c’ha no scheletro che manco i video dei Chemical Brothers, ma il telefono de De Laurentiis continua a squillà a vuoto. O chiamano l’Arciere, ma se pe na giornata sola sto Robin Hood nun levasse niente a nessuno pe dallo ai poveri, non pensamo che a Caritas je farebbe storie.

Er Palio è alle porte, andiamo senza paura a cavalcar la speranza, dando allo stile il giusto peso, ne’ poco ne’ troppo. Ar trotto, ar piccolo trotto, ar galoppo, ar galoppino, a dorso, alla Fosbury, alla coque, come ce pare, pure disarcionati, ma sarebbe bello tagliallo noi pe primi sto cazzo de traguardo
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Messaggioda carlomatt » venerdì 23 settembre 2011, 22:52

El batimuro (Roma-Siena 1-1)
pubblicata da Kansas City 1927 il giorno venerdì 23 settembre 2011 alle ore 16.19

I turni infrasettimanali, è cosa risaputa, er cielo (Sky) l'ha creati pe sovvertì pronostici, arterà bioritmi, interompe serie, scardinà certezze e scassà er cazzo a chi, pe corpa der vecchio adagio per cui ubi maior il resto resta ar cesso, mprogetto de vita che prescinda da Luigi Enrico nun riesce più a abbozzallo, e vedé cari e parenti, a meno che non sia allo sssadio o davanti alla tv, diventa impresa più ardua del recupero de Lamela.

Ecco, partimo da qua, da quella che, ormai se po’ rompe er velo der silenzio, rischia de esse la vera sòla de quest’anno. Sarà corpa dell'under 20 argentina contro cui a luglio se semo ritrovati tutti a tifà (che pe noi fasse novi nemici è ninezia), sarà per corpa der fatto che quelli che non dovevano fa rimpiange assenze se so mossi fin qui come se avessero le caviglie della pora Sora Lella, de sto rigazzo i gufi rumoreggiano già come der novo Van Basten, che prima de fasse rimpiagne era diventato comunque Van Basten. Speramo nsia così, che un progetto innovativo e visionario senza ntocco de Eppol nse po raccontà, ma facessero in fretta. E il prossimo che vole annà in nazionale le caviglie le lascia a Trigoria, strisciasse, se facesse trascinà, volasse, se nventasse quarcosa, a noi non ce interessa.

E' anche co sto cruccio che er tifoso romanista lascia luoghi di lavoro e disoccupazione e nonostante je se fossero liberati già ad agosto un sacco de giovedì, aripia la sciarpa de lana e va. Allo ssadio, forsanche pe corpa der Novara che c'ha fatto capì er valore vero der pareggiotto milanese, semo pochini però boni, visto che in tribuna ce sta er Presidente americano reduce dar turdefors pe campidojo e campi de frumento dove un ber dì er progetto, qualunque cosa sia er progetto quer dì, metterà nove fondamenta.

Ma per Luigi Enrico è ahora quel el pueblo se alza en la lucha, e per luchar pare nse possa fa a meno de Perotta terzino destro de contenimento e de Osvardo centravanti sinistro de ostentamento, con buona pace de Rosi e Cassetti lasciati a casa, de Sisigno, Borini e Bojan in panca, e de tutti noi storditi che un progetto con Perotta l'avevamo effettivamente fatto, ma quanno er muro de Berlino stava ancora in piedi. Sia chiaro, ar pormone calabro nje se po dì gnente, anzi, je se tributa sempre er rispetto dovuto a un grande campione der monnonfame sempre titolare nse sa come pure in Germagna. E tuttavia cotanto titolo non è più da anni ragione sufficiente per schierare Bruno Conti (uno che comunque cor chiticaca e sti ritmi ce potrebbe ancora tornà nsacco utile), nse capisce perché incaponisse così co Perotta snaturarndojene per giunta la già bizzarra natura. Ma tant'è, nonostante a distanza de 5 giorni se sia svalutato più de na banca greca, vogliamo fa comunque affidamento emotivo sul pareggio de Milano, dove la formazione era quella che era: e allora gridiamo sti nomi ar cielo dell'Olimpico, compreso Perrotta terzino, compreso quello de Osvardo, pure se a gridallo te viè da ride, che sembra che stai a fa er tifo pe namico tuo più bello de te che nse sa come sta a giocà co la Roma.

Se comincia e, che se lo dimo a fa, è subito posesiòn, subito preziosa percentuale che lievita, subito trama che diventa più prevedibile de quella den cinepanettone, però senza zinne, culi, rutti e scuregge, quindi più pallosa. Al subentrar della noia er gerarca nazista Simon Kjaer dispensa ordine e disciplina imponendo la ferrea rappresaglia: pe ogni minuto che tengono il pallone loro, lo tenemo dieci minuti noi. E non inganni il fatto che il minuto loro finisce sempre co un tiro e i dieci nostri co na bestemmia.

La speranza, a fine campionato, è che l'antidoping ce renda giustizia. Perché che tu sia Siena o Cagliari, Inter o Bratislava, pe resiste da avversario, e quindi da spettatore pagato ma di fatto poco più partecipe de chi c'ha er telecomanno in mano, alla sfiancante, sfibrante, innocua, mortifera, sterile, oziosa, inane (e co inane amo finito i sinonimi) trama de passaggetti moviolati giallorossi, te devi esse calato svariati eccitanti. E però, forse perché Zeman non è mai preso troppo sur serio quanno parla de farmacie, fin qui hanno retto tutti. E se reggono de solito so cazzi.

Il primo a regge, per fortuna, è il pallavolista mimetico rumeno che de verde vestito genera costantemente l’illusione ottica della porta vuota. Sebbene spiazzato da un attacco de testa e non de schiacciata, egli si oppone a pugno chiuso e corpo dinoccolato. Lo stile è quello che è ma, considerato che è quello de nartro sport, guardiamo solo al risultato, e il risultato è che stamo ancora zero a zero: ma non per molto.

Perchè quando i sospiri de insofferenza so ormai bronchiti asmatiche, quando tutto il resto è ormai noia, quando le palle de 35mila spettatori (donne comprese) so cascate talmente in basso da costituì un serio ostacolo alla deambulazione tra un seggiolino e l’altro, succede l’insuccedibile. Quanno er 16, violando il protocollo der chiticaca, sventaglia pe un finora timidino Jose Angel, e quando il finora timidino se stimidizza pe nattimo e fa il dribbling che gli stessi 35mila de cui sopra je stanno a chiede da mezzora pe poi mettela in mezzo, il battimuro irrompe con tutta la sua carica nostalgica nella Serie A Tim. Perchè quando Borriello raccoglie la palla co no stacco de coscia degno della miglior Heather Parisi e alza lo sguardo, non è un compagno quello che vede appostato sul secondo palo, ma un muretto co na cipolla appoggiata sopra, ed è per questo che non fa un assist, e manco un tiro sbajato, ma indossati i panni dello Scuro, calcola con neutrinica zichichica precisione la traiettoria necessaria al balòn a sbatteje addosso e finì dentro a sta cazzo de porta. Quello, er muro, Osvardo, manco a dillo, nse move, e finalmente, incredibilmente, co l’occhi rossi e le vene cariche, anche noi, quelli che s’erano scordati com’è fatta na rete gonfia, liberati dall’incantesimo possiamo infine strillà “Gòòòòòòòòòòòòò!”. E siamo tarmente contenti e cojonati che tutti reggiamo er gioco allo speaker dell’Olimpico, che invece de quello der marcatore ce dice er nome de battesimo der muretto a secco, e per tre volte rispondiamo ruggendo come micetti inferociti: “Osvardo!”. Un grido liberatorio al quale, passati 10 secondi segue quello nostro de Kansas che profetici urlamo: “Levalo!”. Ma la scucchia che indica la strada a quanto pare funge anche da fonoisolante, e er sospiro der popolo gemente non giunge alle recchie der puntuto treinador, apparentemente impermeabile alle possibili valli di lacrime.

Anzi, tanto è lo sfregio ar buon senso, che er centravanti più forte dei tre schierati fa er terzino e er mediano, quasi dovesse dimostrà a ogni partita che pure se Luigi Enrico sa cità i classici a memoria, resta importante distingue un ramo da na foglia prima che la sua scienza crei l’ignoranza. Er pubblico capisce lo sforzo der Capitano avvolto su un tabellone dopo un recupero degno de Annoni, lo incita, lo applaude, lo osanna come manco dopo un cucchiaio e guardando Luigi Enrico pensa “tu castighi i figli in maniera esemplare, poi dici siamo liberi, nessuno deve giudicare, pigro ce sarai tu e tre quarti dell’Asturia tua!” E comunque se va a riposo in vantaggio, co la paura de dì anche mezza parola, ma co l’intima convinzione che forse, sempre cercando con vigore le chiavi in tasca, è la vorta bona. Ma evidentemente ste chiavi stanno troppo in superficie, e l’unica loro utilità sarà quella de spalancà, di lì a poco, le porte dela difesa nostra.

Quando se rientra nulla muta. Perotta caracolla stanco e leso nelle membra ar punto da chiede er cambio co Sisigno. Boriello invece, pur de non fasse cambià, giocherebbe a battimuro cor Cipolla pe tutta la vita, ma Luigi Enrico è omo senza core e mette dentro uno che core, Nascar Borini. Er problema però, co sto gioco nostro, è che dar momento in cui er giocatore è pronto a entrà a quando poi entra davero, a causa dela posesiòn de cui sopra, passa armeno un quarto d’ora, col risultato de fa morì definitivamente l’infortunato da cambià e de rende inutilizzabile causa sfinimento er sostituto a bordo campo, che quando entra è già a un passo dal chiede er cambio pe crampi. Se poi se considera che l’unico ricordo marchiato a fuoco da Sisigno nella memoria nostra è er tatuaggio der logo der prosciutto de Parma sur collo, c’è poco da stupisse se di lì a poco rimpiangeremo non solo Perotta sciancato, ma financo Rosi (de Cassetti pare irrispettoso pure solo fanne er nome in questo ragionamento).

Col pasar de los minutos la posesiòn aumenta de pari passo all’ossesiòn der tifoso de pià er gò, gò che culo nostro, imprecisione artrui e il reich danese impediscono se materializzi fino a 3 minuti dala fine, allorché Messibrienza se iscrive ar campionato de battimuro, pia er palo e fa carambolà er balòn su tal Vitiello. Costui s’allunga e inevitabilmente insacca, mettendose ultimo dietro El Kabir nell’interminabile coda de coloro che un domani mostreranno ai nipoti le vestigia dell’Olimpico raccontando cor groppo in gola: “o vedi sto posto antico e abbandonato? Qua dentro nonno tuo ha vissuto er giorno più bello della vita sua”.

Rabbia sconforto e scoramento avvorgono l’avvorgente trama de passaggi che sospinti da un pubblico mai così maturo e cojonato provano per inerzia a prende in considerazione la porta altrui. Ma a parte na cipollata de poco fuori misura, null’altro meriterà menzione se non un evento più unico che raro. Più o meno a un minuto dala fine, per accidente del caso la palla giunge ai limiti dell’area sul piede destro de Gago. La palla è lì, monella innanzi a lui, e sembra non aspettarsi altro che Lady divenga Mister, e virilmente vìoli l’altrui pertugio. Il pubblico non crede ai suoi occhi, e invece di urlare ognuno il cazzo che je pare come sempre giustamente avviene, all’unisono, come un sol uomo, con voce tonante e de gigante gridanto “adelante!” pronuncia urlando la stessa identica parola: “TIIIIIIRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”. Na cosa impressionante. Mai sentita prima in uno stadio. Tanto impressionante che er poro Gago perde la coordinazione, non tira, inciampa. E la partita finisce.

Quando eravamo rigazzini e volevamo er motorino, mamma ce diceva: “sì ma voio vedè almeno a media der sette”. Poi diventava: “sì ma vojo vedè almeno un sette”, che presto si tramutava in un “sì ma almeno te devono promove”, per poi sbracare definitivamente in un “sì ma voio almeno che te impegni”. Ecco, noi amo compresso l’anno scolastico in dù mesi, e pure se stamo pe vortà le spalle definitivamente alla concessionaria, semo ancora disposti a comprajelo sto motorino. Er problema è che mamma, se le cose annavano male, se la piava co noi. Noi invece, come ormai fanno tutti i genitori de nova generazione, se stamo pe accanì quasi solo cor maestro. Siccome la verità sta nel medio, prima de mostrasselo a vicenda, sarebbe er caso de comincià da Parma a dimostrà che la classe, dar bidello ar preside, non fa acqua come sembra. Sennò altro che motorino, quest’anno se lo ponno fa pure tutto a piedi.
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Messaggioda carlomatt » lunedì 26 settembre 2011, 16:54

Ferir de cabeza (Parma-Roma 0-1)

pubblicata da Kansas City 1927 il giorno lunedì 26 settembre 2011 alle ore 15.11

Ce stanno certi lunedì che te svegli e non capisci subito. Guardi la sveglia e hai dormito più del solito. Entri in cucina e il sole filtra dale tapparelle, co la luce forte er giusto, che non t’acceca, ma te illumina. Er cane che de solito s’accolla pe scenne subito te guarda come a dì “Tranquillo, o capisco”. Allora te fai er caffè, ed è bono de un bono che manco se le mejo miscele arabiche se fossero date na punta dentro ala tazzina tua potrebbe esse così bono. Degusti, deglutisci, te ricordi. A Roma ha vinto. Ha vinto cor Parma, ma a te, dopo nestate e nsettembre passate in ginocchio sui ceci e sui cocci, te pare che hai vinto a Cempions ai supplementari contro er Barcellona. Anche perchè la fatica è stata grossomodo quella, e il motivo principale pe il quale stamatina er caffè è così arabico è che Biabiany non è David Villa. Ma come dice er proverbio, la gatta presciolosa fece i fii der Parma, e allora senza fretta, andiamo per ordine.

A vedè la formazione, stavolta, famo meno salti sula poltrona. C’è Rosi, è vero, ma lo accogliamo quasi cor soriso dopo avè visto Perrotta e Cicinho, e ritorniamo da Aleandro co l’aria de chi c’ha i buffi e fa er vago “Oh abbello! A Chicco! A Chicco de mais! Tutto bene? Grande...mannaggia oh, ma quant’è che nse vedemo, com’è sei sparito? t’ho cercato ma ce stava a segreteria, ...etc etc etc”.
Lì davanti, a usufruire della Capitano Passing Machine c’è er Cipolla co Borini, e tutti, se invitati a farlo, nipotetico euro lo punteremmo su Nascar Borini. Figurate, quello già se pia a schiaffi da solo pe caricasse, poi a Parma c’ha pure a fame dell’ex, oggi se li magna crudi, cotti e insaccati.
Dietro invece, il gerarca Kjaer ha preteso un compagno che rappresentasse meglio la razza ariana, a partì dar cognome, ed è subito stato accontentato co lo schieramento de Heinze, disposto a sospende pe 90 minuti la pratica del cannibalismo, ma solo pe non lascià la squadra in 10.

Se comincia e, novità, dopo du minuti un tiro in porta.
Nse sa come, nse sa perché, co le percentuali dela posesiòn ancora in rodaggio, Jose Angel da Twitter punta nomo, s’accentra e tira de destro, arto a lui insensibile che manna arto de poco. Non sappiamo ancora in quel momento che la sua partita finirà lì, su quer tiro illusorio, che sto rigazzo dal black out sardo nsè più ripreso, e le urtime du partite le ha giocate come uno che esce da casa e sule scale ce ripensa chiedendosi “ma l’ho chiuso er gas? e le finestre? e luci so spente? e chiavi l’ho prese?” e torna indietro senza de fatto uscì mai.
Ma le bizzarrie de sta lirica gara so appena cominciate.
La posesiòn, per esempio, non è più nosesiòn. Anche se nse capisce quanto per scerta e quanto pe incapacità de falla, de fatto pare come che de tené sto balòn parecchi dei nostri comincino inconsapevormente a essese rotti, motivo per cui vedé du lanci e tre passaggi in verticale non è più nmiraggio.

Tra il dire e il fare però c’è de mezzo na squadra de cosetti cacacazzi, giocatorini fori stagione inutilmente fastidiosi, de quelli che uno non abituato ad avecce a che fa co razze che ritiene inferiori ce se innervosisce subito. Succede così che Kjaer, pe ripristinà er processo de selezione della specie iniziando con l’inibirne la deambulazione futura, s’abbatta come satellite danese sulla multirazzialità avversa, rischiando in pochi minuti de vedesse sventolà in faccia i colori a noi più cari.
Per fortuna al suo fianco c’è l’esperienza di Heinze, fatta di carestie, malatie, guere civili, guere incivili, attentati schivati, ferite lacerocontuse, acne giovanile e punti neri, tutte cose che la semplice vista di un parmigiano cor pallone tra i piedi, come è noto, evoca all’istante.
Fatto sta che nun se passa, e basta lui per arginare le velleità dei nani altrui, ma ce vole Er Capitano, dopo quasi mezz’ora dal tentativo de Jose Angel, pe rifà un tiro in porta, un tiro vero, de quelli de na vorta, de quelli che quasi fai gò. E invece pii er palo.

Ma se statisticamente i pali nostri sò sempre palo e fori, stavorta le cose sembrano cambiate, e il cuoio balòn sembra avecce proprio voglia de na ripassata de Cipolla.
Quello a dajela je la dà pure, ma er portiere è uno che ibericamente parlando nje se po nasconne gnente, ed essendo Mirante, c’ha occhi per mirar che je basta restà fermo pe rimedià alla mezza quaja sur tiro der Capitano. Da lì alla pausa, nulla più.
Se rientra (loro) nelo spogliatoio e se va (noi) a piscià mezzi affranti da tanta scarnezza e mezzi rinfrancati dai novi segnali da interpretà. Ma se Caressa dice che vanno tutti a beve quarcosa mettendo in soffitta quer cazzo de thermos der tè caldo, allora po esse che quarcosa sta a cambià davero. Che noi pe credece s’attaccamo a tutto, pure ale stronzate de Caressa.

E in effetti na cosa cambia subito, co Thor Kjaer che purtroppo deve nattimo tornà in Europa pe organizzà la notte dei cristalli e Burdisso che je subentra pe formà na coppia de centrali caratterizzata da na ferocia che fa mette a Sky er bollino “bambini accompagnati”. Che poi è na coppia a tratti, come te distrai nattimo diventano tre, co De Rossi in mezzo a ricordaje che la vita è na cosa meravigliosa e co in mano i report che illustrano come la pena de morte non costituisca un deterrente al crimine, ma soprattutto a compie più recuperi de na squadra dela protezione civile dopo na valanga sulle Alpi.
Ed è grazie a sto trio in stato de Grazia che durante la serata non si evocheranno né Graziella e tantomeno la sorella più sfortunata, anche perchè così facendo permettono ai terzini de sganciasse, pure se Sergio Ce Penso Io Floccari prova a faccene fori uno e ce fa spaventà.

Perchè va bene tutto, va bene che se c’avessimo du lire o compreremmo noi un terzino destro, però finchè c’ha quela maglia puro Rosi è fio nostro, e i fii nse toccano, manco i meno dotati.
E a vedello così, pora cabeza perita, cor collo tutto fermo e rigido che pare che s’è fatto male sur serio, ce se strigne mpò er core, ma anche altro ar pensiero che Perotta scali sula fascia visto che tutti e due, tuttosommato, er loro lo stanno a fa. Quanno er gioco riprende tutti noi pensamo de sta in 10, cor bamboccione fori a curasse, ma invece sto sordato indisciplinato s’è già riarzato e già sta dentro, pronto a sbucà dar televisore pe combatte la sua personale Guera dei Rosi.
Ed è lì che si frantuma sul campo la proprietà invariantiva applicata ai terzini: al cambiar delle vocali cambia l’effetto de na capocciata. E così se er pupazzone norvegese dopo la craniata in nazionale smise de esse Rise, Rosi dopo quella appena presa diventa Cafu (armeno sui cross, pei tiri in porta pure Cafu avrebbe avuto bisogno de quarche trauma), e er piede che sempre fu fero diventa piuma, pennellando na parabola alla vista della quale tal G.C. de anni 33 esclama: aò, manco io le facevo così belle.

Ma na parabola senza mporo cristo a rendela esemplare non insegna gnente, ragion per cui a divurgalla prodigamente ariva na pecorella smarita fricchettona e politeista, che ala vista de tanta luce s’emoziona urlando “la band! la band!”. Aretrando s’alleggerisce e stacca, e staccando se ferma tra nubi de prosciutto e sniffa, e sniffando odori da macello incorna, e incornando de cabeza ferisce e imbruttisce ar cuoio balòn, il quale, corpito ar core da cotanta sfrontata fronte, caracolla rimbarzello insaccando agli insaccati all’angoletto opposto, co Mirante mirante mirabile mira, e noi a urlà “Miracolo!” (avesse segnato Miralem sarebbe stato il massimo, vabbè).
E’ gò, oggettivamente gò, pure de pregevole fattura, e a casa nsapemo più come se festeggia.
C’è chi urla a squarciagola e chi afono come Luigi Enrico, c’è chi se arza la majetta pe mostrà lo sponsor trovando solo peli sudati a ciuffi e chi all’improvviso se fa la Cipolla ma se scopre carvo.
Er Cipolla intanto smitraglia a cazzo sui 50 co la tessera der tifoso e idearmente su de noi de Kansas City 1927 rei d’averlo pungolato a fin di bene nella scheda prepartita, il tutto mentre la ciurma, stanca de poseder balòn comincia a poseder el bomber ormai privo de Cipolla e fascia autoreggente, scapiato ner midollo, finarmente, come uno quarsiasi de noi.

Da quer momento er chiticaca se trasforma in tiquitaca, improvviso, senza ragione. Le seghe camuffate de ste 5 partite diventano er Barcellona Alfa e tra tutte spicca la mutazione paracula de Pjanic, che batte il record de immotivati passaggi ar Capitano, con un eccesso de zelo e deferenza che je procurerà presto un ufficio personale a Trigoria, un prolungamento de contratto, e la candidatura der nome Miralem per il prossimo nato della cucciolata della Sagrada Familia Vodafone.
Er Capitano, in tutto ciò, s’esarta manco fosse co Zeman, core, passa, lancia, pressa, mena, tira e quasi arifà gò, il tutto indirizzando a chi je mena occhiate che sembrano dire "diamine, finirai per contundermi seriamente se non cambi la tua condotta di gioco", ma che a una lettura più attenta esclamano "ammerda". Ma se na vorta un Capitano così bastava a stravince partite, mo come mo ce serve giusto a rifiatà mpochetto, che er progetto è ancora embrionale, e alle creature basta poco pe faje paura. O sanno tutti, e o sa pure er Parma che prova tanto la carta der marocchino ignoto quanto quella, l’unica pe tradizione più letale, dell’argentino noto: Hernan Crespo, che nano non è, ma stronzo sì.

Co la testa incipriata de farina Ernano entra co la faccia tipica de chi sa che senza fa gnente, anche corendo a occhi chiusi, prima o poi la palla je sbatterà addosso dando l’ennesimo dispiacere ala moje romanista. Ma è nattimo aprì gli occhi e vedé 4 fari nella notte, che più che fari so fessure, che più che fessure so laser de guerriglia argentina, quella de chi ha fatto la fame, la sete, la pestilenza, la miniera e la scarlattina.
So gli occhi de Heinze e Burdisso, amici de na vita, che lo salutano come se salutavano i disertori alle Isole Falkland. Che adducendo l’alibi de esse anziano di lì a poco Ernano chiami il cambio sarà solo un caso.
Tuttavia, inesorabilmente, più pe braccetto corto nostro che pe meriti dei corti loro, se ricomincia a ballà.
Er Parma spigne come se dovesse entrà nella metro a Termini alle 8 de matina, noi se difendemo come potemo, fingendo che nce sia posto, che er vagone sia ormai impraticabile e che comunque nantro treno passerà.
Ma loro, conoscendo a metro de Roma, sanno che chissà quando passa er prossimo, e continuano a spigne fino a quando all’improvviso se percepisce un forte odore de stalla e latte, e tutti capiamo: è il fantasma de Vitiello, che s’è impossessato der corpicione de Biabiany. Autostrada sulla destra, er solo Heinze come casello viene bypassato frantumando i limiti de velocità, fino a ritrovasse a tu per tu cor Fabbricante de Saponette, ma soprattuto cor Nano e lo Stronzo liberi e pronti a insaccà. Ma stavolta l’omo nero nce se tiene nanno intero e la palla che scriteriatamente tira de esternopuntastorto invece de passà sancisce che ninna nanna ninna o, questi bimbi stanotte se ne andranno a dormì cor soriso.

Perchè passata l’azione che rende nintera tifoseria impenetrabile agli spilli, vi è poco altro se non l’ingresso de Ze Eduardo ar posto de Ernano fuggito (e noi semo tarmente sicuri del fatto nostro che quasi c’avemo più paura de Ze Eduardo che de Ernano), un colpo de testa de Zaccardo che però se la porta non è la sua non je pare er caso, e un mischione che il Santo Stinco de Danielino Bello De Casa Nostra neutralizza fino a condurci all’ambito, sperato, invocato, anelato, amalderato (vabbè, na cazzata, ma fa ride), mettitequercosoinboccaesoffiaporcaputtana, fischio che sancisce che sì, la revoluciòn prevede pure la victoria, ogni tanto, se non siempre.
E così, mentre Osvardo se scaccola in mondovisione, se ritrovamo a tre punti dala vetta den campionato tanto stupido ma così paziente da avé aspettato che Rosi piasse la capocciata de na cariera, che er Cipolla ce facesse pensà de non avé buttato ar cesso i risparmi de na vita, che Luigi Enrico scendesse in sala stampa osannando “el publico fidèl”, e che Er Presidente Tom, dopo essese fatto er segno dela croce mentre i crociati ce mettevano in croce, riuscisse addirittura a vedé na vittoria dela Roma.
Che lui, pora stella a strisce, quanto fosse bello ancora nun lo sapeva.
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Messaggioda carlomatt » lunedì 3 ottobre 2011, 14:42

De bello orobico (Roma-Atalanta 3-1)

Appropinquandose ao ssadio er tifoso romanista sfoja petali de rosa e pensa “io farei giocà questo, questo e quest’altro pe questo, questo e quest’altro motivo”, ma siccome er progetto prevede imprevedibilità da corida, er medesimo tifoso se rassegna a esse tifoso, que sera, sera, whatever will be, will be, er cielito è lindo, e i cocci eventuali saranno i sua de Luigi Enrico. E se ormai a legge er Cipolla titolare nessuno dice più “che cazzo fai” ma ce se limita a un collettivo “oh, finchè segna...”, er nome de Bojan un po’ spiazza.

Er pischello cantero che der codice fiscale ha fatto bandiera e cognome, fino a mo non ha convinto granché, ma essendo che noi amo concesso prove d’appello a chiunque, da Mido a Okaka, da Ugolotti a Dhalin, da Musiello a Nonda, se potemo permette de esse aridi e presciolosi proprio co sto rigazzino che Guardiola ci ha dato in affidamento? No, nun se potemo. “E poi lui i vede in allenamento, o saprà”, sussurrano i più plagiati divenuti saggi e aziendalisti a botte de resoconti stenografati delle conferenze de Luigi. “Eh ma noi poi i vedemo in partita”, rispondono i più cacadubbi.

Ma se su Bojan i primi smorzano con poco gli sfaciolamenti dei secondi, la rivalsa cacadubbia è totale sul nome di Simplicio, detto dai più Arnold e dai meno, cioè noi e pochi intimi visionari, Bruciatello, Sarciccia de fegato, Supplìcio ma soprattutto La Bambola Assassina. A dispetto di un curriculum vitae Romae che in un solo anno de militanza ha collezionato palmares e trofei personali che avrebbero fatto di chiunque altro un mito da poster per i posteri, Fabio Simplicio, co sta maja, po fa quello che je pare, ma non sarà mai abbastanza pe guadagnasse un soriso riconoscente quando scenne in campo.

Certe vorte semo popo stronzi.

Quanno er match comincia cominciano pure le fasi de studio, che se già de loro normalmente so noiose, cor chiticaca rischiano de diventà nesame de storia dei trattati internazionali. E però quest’oggi c’è something in the air che nse capisce, na specie de borbottio contronatura che rende rivoluzionario contradir el dogma de la revoluciòn, ragion per cui la bilancia dela posesiòn resta in bilico, senza necessariamente pende dala parte nostra pe ragion social, anzi. La Talanta gira el balòn proprio come se er progetto fosse in Creative Commons, co la differenza che ar posto de Rosi ce sta Schelotto che core na cifra, e davanti a Schelotto ce sta Jose Angel da Twitter, che per tutta la partita confermerà il presentimento degli ultimi match: invece de fa diventà Rosi come lui nelle prime du partite, sta a diventà lui come Rosi in tutta la carriera tranne le ultime du partite.

Ma sta licenza creativa smette de fa paura quanno se concretizza, essendo licenza, nello strappo al dogma der passaggetto stronzo, e parte, essendo creativa, dai piedi der 16 na paraboletta che dopo venti minuti sguardo a terra ci fa uscir a riveder le stelle, naso all’insù e collo anchilosato a mirar che po succede de tanto apocalittico a fa un lancio come se deve. Ma l’Apocalisse non fa paura quando a raccoglie la lieta palombella c’è l’Arcangelo Krkic, co quella faccetta da putto e quei piedini che nel giro de tre secondi ce rivelano tutto ciò che c’avevano negato in tre mesi.

O stop, a difesa de la palla, er tiro: un bignami de fondamentali der calcio, scritto da un bignami d’omo. E chiunque abbia fatto tutt’altro pe tre mesi prima dell’esame sa che niente te salva er culo come er bignami quando stai ar momento dela verità, ala prova der nove, ar dentro o fori. Ed è dentro che se insacca sto pallone, corpevole fino a nattimo prima de avè staccato la propria massa dar suolo, ma assolto nattimo dopo da na giuria in festa sugli spalti perchè il fatto non sussiste, e se sussiste non è grave, ma pure se sussistesse sticazzi, amo segnato: ed è subito fomento. O ssadio risponde senza esitazioni alo speaker, liberando nell’aria no stormo de consonanti che solo grazie al naturale effetto delay de 40mila persone che dicono la stessa cosa compone la parola giusta. Io ce metto na k, tu na r, quello c’affianca un rkickc e alla fine, miracolo dell’acustica de merda, pure er putto l’avemo sistemato.

Finalmente se vede quello che dovrebbe esse sta Roma, co la palla che gira e la gente che core, co la costante immutevole nei tempi der Capitano che inventa, e co la variabile inedita nei campi der 16 che guarda palla e portiere, portiere e palla e invece de ipnotizzà er portiere ipnotizza se stesso e liscia, che un taglio de esterno così bello, a mettece sopra nantra cosa era troppo, e allora va bene pure svirgolà, pe na vorta. Ma virgole a parte, i punti so fermi, e le parentesi de Talanta so apostrofi brutti tra le parole “Famone” e “Nantro”: l’occasione ariva dala bandierina.

Il calcio d'angolo sembra l'ennesimo episodio della fortunata saga "ma perchè noi non segnamo mai su calcio d'angolo", cor pallone respinto fuori area già in procinto de accende er più stronzo dei contropiede. Ma qualcosa è cambiato, e quando le cose cambiano succede che a ributtà er pallone nella mischia sia Rosi, e che la nuova provvidenziale capocciata de Rosi diventi assist, e che l'attaccante a cui ariva er balòn sia già rientrato dar forigioco e rechi l'archetipo der soffritto sulla capoccia. Scoprimo così che dopo l’asse Conti-Pruzzo è a quello Rosi-Osvardo, che già fece piagne Parma, che affidamo scientificamente la finalizzazione der progetto.

E so forse gli allucinogeni fumi dela cipolla che, laddove qualsiasi attaccante a tu per tu cor portiere avrebbe scagliato na crina senza ritegno, suggeriscono all’Apollo crinuto de provà la scavarchella da fermo sur portiere valanga. Ciò che ne scaturisce è ncopricapo mezzo mezzo, più che un sombrero no zuccotto de lana de Carletto Mazzone, un cappelletto rovesciato tipo Jovanotti quando era cojone, naccrocco impajato da cerimonia de quelli daa Regina Elisabetta. Tuttavia, se Carletto Mazzone, Jovanotti e a Regina Elisabetta hanno fatto cariera un motivo ce sarà, e il motivo è lo stesso che fa sì che lo scavarchismo trionfi su Consigli ormai tardivi e inascoltati, lasciando Osvardo solo davanti a na curva, co in mezzo na porta da timbrà. E quando un omo co la cipolla incontra na porta vuota, quella vuota è na porta morta. E allora andiamo a insaccar e smitrajar su na curva piena, andiamo a piallo ad amorevoli pizze e a smontaje la cofana, e pe la prima vorta, namo a riposo co du gò de vantaggio, nebbrezza ormai dimenticata.

Ma quando vai a riposo ebbro, too devi aspettà che er detto popolare te tiri na secchiata d’acqua nfaccia. E così, se poco prima eravamo stati leoni, Denis ce ricorda che è nattimo a tornà cojoni, e lo fa arampicandose in testa ad un Heinze insolitamente sazio de porpacci, il quale, distratto dala ricerca der machete utile allo smembramento dela preda ritenuta moribonda, non riesce a evitanne er sussurto de vita e la letale inzuccata. Er fabbricante de saponette a sto giro non mura, e preparandose a na battuta ar sarto nun capisce perchè lartri esultino se la palla ha preso la rete. “Oh, ma è punto nostro” esclama stupito. Ma questo è carcio, la rete è punto loro, se le regole nule sai, salle.

Foschi presagi s’addensano gravidi di venefiche visioni a tratteggiare ombrose nebbie nei nostri cuori, è il terriccio che insozza foglie ormai cadute, è l’odore d’autunno che smorza il gioco dell’estate, è la puzza de merda de chi, pe l’ennesima volta, se sta a cacà sotto.

Anche perché Schelotto continua imperterito a fasse fa er book fotografico in movimento, che a lui de core, dribblà, crossà, soride, pettinasse e taggasse ar tempo stesso non jè mai riuscito bene come contro José Angel da Twitter. E siccome a Rosi non je pare vero de avé ricevuto in dote da Sabbatini uno più tonto de lui, l’Aleandro pia consapevolezza e scoatta de dribbling, scatti e appoggi e tiri in tribuna, fino all’apoteosi den sombrero ala Cafu fatto ai danni de nignoto co la vita irrimediabilmente spaccata a metà in ante sombrero Rosi (quando era felice) e post sombrero Rosi (da quando hanno cominciato tutti a ricordaje er giorno in cui Rosi ja fatto na riga in mezzo).

Succede così, tra na sgroppata orobica e nalleggerimento sur nostrano cavallo sbilenco, che er Capitano se massaggi na chiappa. Mille bandiere s’arestano, mille cori se mutano, mille bocche se tacciono, mille interpreti italiano-spagnolo rubano lo stipendio, tanto che er poro Stekelenburg in tribuna pe nattimo se pensa je sia partita pure l’artra recchia. E invece no, è la sacra chiappa der Capitano che nelo sforzo de non falle strigne a noi s’è stretta troppo, demoralizzando de riflesso le nostre ar pensiero de quel che sarà tra du settimane in campo e pe du settimane nele radio de tutto ermonnonfame, all’uopo pronte a ridiscuter se sia mejo un derby con o un derby senza er giocatore più forte der monno de cui sopra.

E’ a quer punto che l’asturiana scucchia, approfittando delo sbandamento generale, toje la punta sciancata e mette er centrocampista più possesivo de balòn che carcio contemporaneo ricordi. Pizarro l’Into Illinano saluta Er Capitano, poi saluta i compagni de reparto e je dice regà, la revoluciòn non può tener miedo de na compagine orobica capolista virtual. Ergo ite arriba, ite abajo, ite ndo ve pare, pero siempre con movimiento sexy y sensual, sentitevi liberi, mil cadenas habrá que romper, e solo asì asì asì asì, compagni, venceremos.

Cazzo è vero, dovemo vince, se po ancora vince, anzi, stamo già a vince, in casa per giunta, dove non è che perché noi semo noi deve sempre finì a remuntada altrui.

E quando er gioco se fa ciccio i ciccioli cominciano a giocà.

Lì, ner limbo der partido, Bruciatello pija palla, avanza sarciccioso, rotola gustoso, appoggia piano a Pjanic il quale, orfano der Capitano e scevro de pregiudizi, battezza Supplìcio come er più forte intorno a lui e con balistica cecchina je ricalibra er balòn affinché quello, sgusciato d’unto tra i finti magri artrui, beffardo e complicio, riscavarcheggi er portiere con tocco paffuto. E’ gò, è il ritorno dela Bambola Assassina nonché l’alibi che ce serviva pe smette la dieta, che l’estate finirà, ciccio è bello, e la panza sostanza simplicia che piace. A stomaco pieno e chiappa serena, rotoliamo verso fine match finalmente co un riso, nsoriso, na risata, un come ce viè da ride, e accogliamo er triplice con gioia duplice, quella della vittoria, e quella de avenne vinta una in casa. E prima de prenotà er Circo Massimo pe giugno è bene appunto ricordasse che amo vinto in casa co na neopromossa, ma na vorta smorzati gli entusiasmi der “de bello orobico”, se può tornà a cantà il refrèn che nantro po se scordavamo come fa.

“Finalmente ho sentito Grazie Roma all’Olimpico” dice Luigi Enrico con scucchia madida nel postpartita. E’ contento er pupo deportivo, je piace sta canzone che, c’avesse nantro testo, no spagnolo con un lavoro normale derubricherebbe a repertorio d’annata italiano, parentesi incolore tra Pupo e Toto Cutugno. Ma invece sta parentesi er colore ce l’ha eccome, anzi, ce n’ha due, che ce fanno sentì mportanti anche se nun contamo gnente. Che pare poco e invece è mucho.
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