Re: Grazie lazzie, ancora una volta
Inviato: martedì 21 agosto 2012, 10:45
FRANCO MELLI E L'ANGINA PETKOVIC
Servono sacche d'irragionevole ottimismo per immaginare una Lazio proiettata verso traguardi ambiziosi, dopo l'agosto dell'angina-Pektovic e degli affetti ai minimi storici. Questo è l'ottavo anno di Claudio Lotito, benefattore e tiranno; ritenuto indifferentemente capo omnicomprensivo e affabulatore poco munifico, ma a guardar bene sono soprattutto i giorni torridi del nostro scontento. Ecco: l'orizzonte si raccorcia alo punto di determinare un senso di soffocamento, forse rassegnazione, mai provati neppure quando infuriava la contestazione vagheggiando l'alternativa Chinaglia. Giusto Lotito e Tare potevano complicarsi ulteriormente la vita inventando ad un certo punto del "vaudeville" l'allenatore che non t'aspetti, l'imprevisto mozzafiato, il salto dal grigio smorto al buio pesto... Si, dobbiamo riconoscere che nemmeno nel Fantacalcio più ardito quel gent
iluomo di Pektovic avrebbe osato assegnarsi la Lazio, il suo mondo melodrammatico, i suoi mutevoli umori. Arrivata a sfiorare la Champion's per due volte consecutive, la Lazio non ha saputo tradurre in sonanti entusiasmi, quindi in crescenti abbonamenti, la superiorità anomala sui colori manichei della Roma. Forse capita, è capitato, a tutti quei dirigenti d'azienda che hanno saputo dare retta esclusivamente ai loro convincimenti, a costo di restare soli nella bufera. Forse quì c'è da sconfiggere un'altra congiura d'astri, mentre Lotito, stracciato ogni suggerimento proveniente dall'esterno, ribadisce che la Lazio è lui, nient'altro che lui. Coraggio! In fondo le cronache ci ricordano che è gestore fortunato, un uomo di numeri che resta sempre in piedi, che si spezza ma non si piega. Questo passa il convento dal 2004.
Servono sacche d'irragionevole ottimismo per immaginare una Lazio proiettata verso traguardi ambiziosi, dopo l'agosto dell'angina-Pektovic e degli affetti ai minimi storici. Questo è l'ottavo anno di Claudio Lotito, benefattore e tiranno; ritenuto indifferentemente capo omnicomprensivo e affabulatore poco munifico, ma a guardar bene sono soprattutto i giorni torridi del nostro scontento. Ecco: l'orizzonte si raccorcia alo punto di determinare un senso di soffocamento, forse rassegnazione, mai provati neppure quando infuriava la contestazione vagheggiando l'alternativa Chinaglia. Giusto Lotito e Tare potevano complicarsi ulteriormente la vita inventando ad un certo punto del "vaudeville" l'allenatore che non t'aspetti, l'imprevisto mozzafiato, il salto dal grigio smorto al buio pesto... Si, dobbiamo riconoscere che nemmeno nel Fantacalcio più ardito quel gent
iluomo di Pektovic avrebbe osato assegnarsi la Lazio, il suo mondo melodrammatico, i suoi mutevoli umori. Arrivata a sfiorare la Champion's per due volte consecutive, la Lazio non ha saputo tradurre in sonanti entusiasmi, quindi in crescenti abbonamenti, la superiorità anomala sui colori manichei della Roma. Forse capita, è capitato, a tutti quei dirigenti d'azienda che hanno saputo dare retta esclusivamente ai loro convincimenti, a costo di restare soli nella bufera. Forse quì c'è da sconfiggere un'altra congiura d'astri, mentre Lotito, stracciato ogni suggerimento proveniente dall'esterno, ribadisce che la Lazio è lui, nient'altro che lui. Coraggio! In fondo le cronache ci ricordano che è gestore fortunato, un uomo di numeri che resta sempre in piedi, che si spezza ma non si piega. Questo passa il convento dal 2004.