C'e' neve e neve [long]

Tutto quello che non è Roma.

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C'e' neve e neve [long]

Messaggioda marco_fx2000 » domenica 12 febbraio 2006, 19:35

fonte: tuttosport del 10.02.2006 (editoriale di Padovan)

CON IL FUOCO DELLA PASSIONE
Non fateci sognare, vogliamo vivere. Vivere e cogliere ogni minuto e ogni secondo, ogni battito ed ogni fragore, ogni attesa e ogni spasimo. Sedici giorni con l'Olimpiade in casa, in strada, in piazza, nella testa, addosso. I XX Giochi invernali che questa sera saranno dichiarati aperti dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, segnano l'attimo sublime per chiunque ami lo sport, lo faccia e ne abbia fatto, accetti il senso della sfida, il rispetto delle regole, la necessità della fatica prima ancora del valore dei risultati.
Non fateci sognare, fateci uscire dal sogno. Vogliamo accertarci di persona che da oggi fino al 26 febbraio l'Olimpiade è in questa terra, il Piemonte, e in questa città, Torino, tanto calda dentro almeno quanto sembra incantata, un posto lindo e accogliente dove, forse, si è sempre guardato con scetticismo al mondo e adesso è il mondo che guarda qui. Sono passati cinquant'anni dalla prima Olimpiade italiana, anche allora un'edizione invernale, a Cortina d'Ampezzo. Ne sono passati quarantasei da Roma, l'Olimpiade estiva, quella del piemontese Livio Berruti e dell'africano Abebe Bikila. Non possono esistere termini di paragone tra il Paese di oggi e l'alba livida di quello di allora, appena uscito da decenni di stenti, miseria, sottomissione, paura. La velocità dei cambiamenti - tecnici, culturali, perfino antropologici - e la voracità delle condizioni - tutto è diventato affare - hanno imposto negli ultimi quarant'anni ritmi che hanno inciso assai di più dell'enormità del tempo trascorso. Anche nello sport non sono stati modificati solo i materiali, i metodi di allenamento, l'alimentazione, gli stili di vita. E' cambiato proprio l'uomo, a volte perfino NELLA SUA STRUTTURA BIOLOGICA. Non fateci sognare, lasciate che ci si metta al centro dell'universo per mostrare quanto è stato fatto, costruito, ampliato, arredato, pulito, riassestaton a Torino e nelle sue Valli e come è cresicuto in quest'Italia comunque colma di risorse e contraddizioni, il senso di appartenenza ad un evento che, date l'ampiezza e la vastità, sfugge alla nostra comprensione. La dimensione del coinvolgimento, con una platea televisiva di oltre due miliardi di telespettatori,è planetaria. Ma il calore, l'entusiasmo, la partecipazione con cui la fiaccola - ovvero il simbolo dell'Olimpiade - è stata accolta nelle ultime settimane e, soprattutto, nelle ultime ore in città dimostra che questa volta l'esaltazione collettiva non discenderà da un atleta, o dalla sua impresa, ma dalla grandezza dell'evento, come i popoli sportivamente più evoluti ci lasciano a testimonianza. I francesi, per esempio, amano il Tour a prescindere dal ciclista che lo vince, può essere pure connazionale e adorato come Anquetil, non sarà mai importante quanto quella carovana simile ad un fiume che solca la Francia. L'Olimpiade, sia detto con rispetto, è superiore a tutto e a tutti. Non a caso ieri il fuoco di Olimpia ha attraversato le strade di Torino scavandosi una sorta di pertugio in una marea umana, proprio come all'Alpe d'Huez quando i fachiri della bici attaccano l'asperità della salita tra due opprimenti ali di folla. Si è molto parlato dell'ondata protestataria che ha investito la fiamma a volte facendola traballare, altre rischiando di spegnerla. Il fatto che non sia accaduto e che i tentativi siano falliti è un segno di vitalità, resistenza, forza, velocità, volontà.
Non fateci sognare, vogliamo vedere. Tutti i duemilacinquecento atleti provenienti da 80 Paesi, vogliamo vedere come saranno accolti e ospitati, quale ricordo riusciranno a costruirci e a lasciarci, quale abbondanza di seduzioni, quale ricchezza di attimi e brividi, quale momento insuperabile potranno regalarci. MAI PIU' SAREMO DENTRO L'OLIMPIADE COME OGGI E DA OGGI FINO ALLA FINE. NON LA FINE DEI GIOCHI, MA IL RESTO DELLA NOSTRA VITA.


Katia sta attente alla neve....me sa che ne gira di fuori ordinanza :mad:
Marco core giallorosso

Io, ad ogni modo, non vado a pregare nessuno per venire alla Roma. Chi non conosce questo ambiente, non sa cosa si perde (Luciano Spalletti 17.08.2006)
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