da carlomatt » sabato 5 marzo 2016, 14:59
Roma - Florentia Viola 4-1, pagelle ammazzasette di Warte.
Scenni: quando s'annoia è un macello. Voleva entrà in campo cor Kindle nuovo, però dice che gliel'hanno vietato. Allora, visto che nessun violaceo s'era reso pericoloso, ha deciso che ogni palla a lui, un dribbling. Dribbling, ciospe, dribbling, ciospe. A na certa voleva fa la mezz'ala, er trequartista dietro Salà. Dice che ner calcio totale tutti possono fa tutto. Tuttologo.
Ale: terzino e capitano. Na combinazione che sulla ruota di Ale non era quasi mai uscita. Sta nuova Roma je piace na cifra. Un sacco de gente corre come lui, forse pure de più. Na volta se pensava che lui era quello che correva de più, a vorte sembrava l'unico. Mò ce sta artra gente che corre e sgaloppa e quasi ce sta a rimanè male. Poi pure na cifra ordinato. Roba che quanno finisce la partita, torna a case e mette subito a posto pure la cameretta e gli album delle figurine completati. Diligente.
Lucianogher: er nostro Lucianogher, sempre più convinto de esse il compagno naturale der gigante a tre teste Kostas, è cresciuto a pane e commedie adolescenziali americane (tipo American Pie). Ogni tanto je piace spizzà na palla de petto, de fa no scherzetto ar fratello ellenico, pe tenello sur pezzo. Così, senza dovè ricorre sempre alla sua spazzata atomica, prima manna quarche violaceo direttamente sur campo d'atletica, poi passa quarche pallone che de colpo te fa sentì tutto er freddo dello stadio sulla schiena. Però lui è così, ormai non je basta più manco un Talinic a impensierillo, quindi je serve quarche nuovo passatempo. Birbantigher.
Kostas: l’ellenico guardiano scende in campo senza paura. Vole la settima vittoria de fila, il terzo posto in solitaria. Tutti sti numeri intorno a una partita lo fomentano, je fanno salì er pitagora dentro. I medicei vengono respinti tutto sommato in serenità. Le cose se mettono talmente bene che kostas nostro quasi rosica, pe scaricà l’adrenalina superflua, a fine partita, è costretto a imbruttì a Raggia. Poteva scoppià la rissa definitiva, pensatece. Con la fiorentina comunque, è pure na sorta de derby culturale, na battaglia de monumenti: er partenone e il colosseo contro la cupola del bernardeschi, de che stamo a parlà.
Digne: daje e daje, digne e digne, il cucciolo di nerd transalpino se riscopre sempre più prepotente. Dal bozzolo de terzino spunta pian piano n’ala e gli anni bui der bullismo subito sembrano a tratti ’n antico ricordo. Deppiù, se mette addirittura a malmenà avversari in area, forse ’n omaggio ar mai dimenticato Toro. Er fatto è che uno non se fida, il ragazzo sta a fa er terzino sinistro, un ruolo che dalle parti nostre, negli anni, è stato na specie de visione, come l’acqua ner deserto, come un parcheggio a trastevere, noi pe primi non semo abituati.
Cheità: l’esperienza regà, l’esperienza. Oramai è assodata sta cosa che pe giocà a centrocampo tocca vince le primarie, col dettaglio però che a votà è solo Luciano (a Ucan je chiedemo ogni volta du euro, se tajamo pure co Mauro e Italo!). Il ragionier Cheità se presenta co un programma elettorale collaudato, pochi punti ma chiari, quelli so’, ma so’ garantiti. Se mette là, co la sua faccia da Cheità, che non trasuda emozioni. Piano piano, senza da’ nell’occhio, fermandose ogni tanto a guardà un cantiere, se porta tutta la squadra in avanti, na specie de alta marea che impedisce ai toscani de avanzà. Tipo mosè ar contrario.
Raggia: il tempo passa e la spallettizzazione avanza, e a Raggia sta cosa je piace. Gli insegnamenti der sensei Luciano, lo Steven Seagal de Certaldo, iniziano a essere assimilati, e in blitz ai confini dell’area avversaria si fanno sempre più frequenti. Er centrocampo però, rimane sempre l’habitat naturale, dove poter pascolare in tranquillità in cerca de caviglie. Na mototrebbia. Mena e rivendica er diritto de menà, tant’è che pure Kostas se preoccupa che possa sfuggì de mano la situazione. Diciamo che se non fossero venuti gia viola da casa, ce li avrebbe comunque fatti tornà Raggia. Pressa.
Venchè: si sta torosidizzando, in senso bono. Quando te serve c'è, senza esagerà, in tranquillità. Motore fiat ritoccato.
Mire: giocatore dell'amore. Scende in campo co l'idea che sta brezza invernale non può ritardare l'arrivo della primavera. Decide così de giocà allegro, gaudente, lanciando petali e palloni in mezzo ar campo. Lancia i giovani compagni verso la porta, perché si innamorino e lancino messaggi d'amore. Come Cupido lanciava le sue frecce, Mire lancia i suoi fratelli egiziani. Danza e pennella ar centro der campo, cor dubbio che in una serata der genere sia pure in grado di benedire i compagni. Pjanicioso.
Er Sciaraui: quante soddisfazioni che me dà sto ragazzo, e pensà che quando l’ho preso me volevano menà, “checcedovemofacoersciarauiaoooo?!!”. So’ quelle cose che solo io e Leo, DiCaprio, potemo capì, quella sensazione de mainagioia evitata per un soffio. E invece, tiè, eccotelo là, cor suo visone in testa, a seminà il panico tra le violacee fila. Ma ce lo vedi uno come Erscia a giocà ner monacò, dai su, me se stava a incupì, è normale. Sarà che uole andà agli europei, non lo so, se però i risultati so questi fermate, je famo fa pure la coppa America se vole, chiedo ar buon Palmieri il passaporto in prestito.
Ercapitano: Tuttinpiedi. Standing ovation. Palo te odio.
Perotti: lo chef Luciano decide di continuare le sue serate di gala, utilizzando ancora 'na volta il Bimby argentino. Pochi ingredienti, miscelati con cura, ma dall'alto risultato. Tutto, poi, viene facile, perché a chi meglio che un argentino puoi chiede 'na bistecca (fiorentina o argentina che sia)? Così, affiancato dalla banda egiziana, mette a ferro e fuoco i violacei avversari. Universale.
Salà: ma te pare che se questo era bono Murigno ce lo lasciava? In Europa semo i numeri uno a fasse domande, pure de dubbia utilità, sul valore e sui perché della vita e dello sport. Eppure Salà è bono e Murigno, in compenso, l'hanno pure cacciato. Non che ce freghi molto, tanto meno che ce sia un nesso tra ste due cose, però quante vorte ce capita de vedè un giocatore messizzato giocà coi colori giallorossi? Ortretutto lo vedi e dici "ma uno così forte che ce stava a fa coi violacei?". Illegale come na lucetta verde allo stadio. Segna, risegna, fa segnà. Prega e fa pregà.
Edin: se fa cinquanta minuti de riscaldamento, manco stessimo a giocà in Siberia, a gennaio, de notte. Vabbè, comunque, mejo scaldasse troppo che troppo poco, e non corre che sennò poi sudi. Cinque minuti tanto pe distrasse ’n attimo, in attesa della campagna de Spagna.
Luciano: co tutto er bene che je se voleva, quel che je se chiedeva era de lottà pe 'r terzo posto, de chiude in maniera dignitosa na stagione che sembrava ormai rudizzata. Questo però è tignoso, pacato, convinto, quindi dopo un par de mesi più der Double non je chiedemo. Vabbè, se fa pe scherzà, però iturbizzazioni varie so ormai il passato. Stasera te cala er settebello, che già da solo te fomenta. Però poi tra quarche giorno famo un salto pure a quella che sarà la nostra Meggiugorie. Nsomma, mister, ce faccia gridà ar miracolo, noi siamo sempre stati fedeli al Lucianesimo.
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