Possibile non ci sia una parte sana di Roma capace di reagire a Berdini?
C'è solo una roba peggiore rispetto ai furfanti che da decenni, sotto diverse bandiere partitiche, amministrano questa città rendendola la città peggio amministrata d'Europa: questa cosa sono i cittadini che a tutto questo non si ribellano, i cittadini che non riescono a creare un racconto ed un dibattito che generi mobilitazione e consapevolezza rispetto a quel che succede, che è successo, che sta succedendo e che succederà.
Passi per il popolino medio, sempre più ignorante, sempre più impreparato, sempre più gretto e inebetito, ma quando si parla di professionisti e addetti ai lavori è sorprendente ascoltare il silenzio che impera e soffoca ogni cosa.
Prendiamo la figura più inquietante e quella che sta facendo più danni concreti all'interno staff di Virginia Raggi. No, non si tratta di Paola Muraro e neppure di Raffaele Marra a dispetto di quello che vogliono farvi credere i giornali, si tratta invece di Paolo Berdini.
Questo signore, incarognito da anni di delusioni durante i quali era giustamente stato posto ai margini del dibattito urbanistico cittadino (non parliamo del livello nazionale o internazionale dove questo individuo - erroneamente chiamato "professore" - non esiste), porta avanti per interesse personale e ideologia decotta idee che erano vecchie e superate già negli anni Settanta. Nei primi giorni di amministrazione è stato folklore, ma subito dopo sono arrivati i provvedimenti. Diffidate di chi vi ripete "la Raggi non sta facendo niente". Nulla di più sbagliato: sta facendo eccome e, soprattutto grazie a Berdini, sta distruggendo le microscopiche, residue, minimali possibilità di questa città di risollevarsi un giorno in futuro.
Con le decisioni sulla Ex Fiera, con le scelte criminali (la magistratura cosa aspetta?) sulle Torri di Ligini all'Eur, con la lotta allo Stadio della Roma (guardate il video, è esilarante per capire la nevrosi del personaggio), Berdini ha già provocato alla città danni per miliardi, perdita di migliaia di posti di lavoro e allontanamento di chissà quanti investimenti internazionali che finiscono altrove e non torneranno mai più. Il treno delle grandi scelte strategiche sugli investimenti immobiliari sta passando in questi anni - fatevelo dire da qualsiasi serio analista - e non ritransiterà più. Chi lo perde è perduto. Lo stesso sta succedendo anche su partite più "piccole" (per modo di dire) come gli Ex Mercati (dove si stanno volatilizzando 400 milioni di investimenti, tutti privati), il Museo della Scienza, il Parking di Via Giulia, il Cinema Metropolitan giù giù fino a cose meno percettibili come il cantiere che doveva riqualificare Piazza Augusto Imperatore o quello che doveva finalmente sconfiggere la sosta selvaggia da Via Marsala: siamo riusciti a giocarci anche quello.
I danni atroci e difficilmente rimediabili che Berdini sta infliggendo alla città di Roma sono peraltro particolarmente focalizzati su alcune categorie economiche, produttive e professionali. Certo tutto il mondo dell'edilizia e delle costruzioni (la prima voce di ricchezza per ogni città, se si fermano le costruzioni le città muoiono e neppure si possono chiamare tali. Questo vale da Londra a New York), ma soprattutto il mondo del progetto, dell'architettura, del disegno della città, della rigenerazione urbana.
Quello che non capiamo è come mai decine di studi di architettura, decine di creativi, decine di agenzie innovative che ancora a Roma resistono non si sa come, possano continuare a tacere. Quest'uomo sta cancellando la loro stessa possibilità di rimanere a Roma; sta cacciando dalla città i loro potenziali finanziatori; sta condannando a morte una intera generazione che ha investito per studiare, per formarsi, per crescere. Una generazione che tuttavia si lamenta in privato ma non in pubblico.
"Siamo stati a parlare con l'assessore e ci sono cadute le braccia. Gli abbiamo segnalato che le esperienze più interessanti di dibattito pubblico sull'architettura oggi sono a Milano - con gli Scali - e a Parigi, ma ci ha risposto che lui non ci pensa neppure, che secondo lui non bisogna assolutamente catalizzare investimenti sulla città ma bisogna limitarsi a spendere solo soldi pubblici. Quando gli abbiamo fatto notare che soldi pubblici non ce ne sono e se ce ne sono sono fatti caricando il debito delle generazioni successive ha bofonchiato che si faranno interventi piccoli coi pochi soldi che ci sono".
Oppure
"Abbiamo portato dall'assessore alcuni investitori che volevano portare risorse nel settore alberghiero a Roma. L'appuntamento è stato ottenuto ma l'assessore non si è presentato, pare che su questo genere di cose non si presenti mai; si è presentato un suo collaboratore totalmente rigido, parevano infastiditi che un imprenditore inglese potesse portare i suoi soldi a Roma. Il nostro cliente ha così deciso di investire a Firenze e a Milano dove ha trovato una apertura notevole, persone preparate, documentazione consultabile impeccabile e gente disposta a spostare progetti che portino risorse".
Ma a fronte di questi racconti (tutto vero), che ormai sono quotidiani, perché nessuno si ribella in maniera seria, strutturata, organizzata? A cosa serve un'istituzione come l'Ordine degli Architetti in questa città? Perfino i commercianti, l'altro ieri, hanno formalmente protestato contro una città spenta e deprimente preparando una lettera aperta al sindaco, ma gli architetti no, gli intellettuali no. Anzi qualcuno ancora è disposto a credere alla leggenda del Berdini serio, del Berdini colto, del Berdini che lotta contro le speculazioni edilizie.
In realtà la maggior parte della città sana ha capito perfettamente che il gioco dell'amministrazione è di bloccare qualsiasi trasformazione e soprattutto qualsiasi arrivo di capitali da fuori per tutelare chi ha capitali e interessi dentro. Non c'è stata mai prima d'ora - ed è tutto dire - una cortina così altra a tutela degli interessi dei peggiori palazzinari romani contro l'evoluzione e il cambiamento. Tutte le grandi mosse vengono fatte per tutelare chi ha già rendita in questa città, in particolar modo, giusto per non far nomi, Francesco Gaetano Caltagirone. Berdini non fa che ripetere il suo amore incontrastato per l'imprenditore proprietario del Messaggero: non a caso è stato l'unico assessore a lottare a favore delle Olimpiadi ed è arrivato a dire che la Metro C ha mille problemi ma non quello del consorzio che la costruisce. Ogni grande operazione urbanistica (sostanzialmente l'impegno si limita alla distruzione delle ottime scelte fatte dalla precedente amministrazione) è portata avanti non con una visione di città ma con l'unico obbiettivo di annientare qualsiasi mossa che possa nuocere alle proprietà di Caltagirone. Non si deve portare la Telecom alle Torri di Ligini perché Telecom deve finire nei palazzi sfitti di Caltagirone; non si devono costruire tre straordinarie torri di uffici a Tor di Valle (finalmente direzionale di qualità a Roma, una svolta) perché questo potrebbe far concorrenza a chi ha vomitevoli palazzine per uffici sparse per la città che potrebbero perdere valore commerciale. Berdini ha dettagliato questa filosofia, micidiale, in maniera fin troppo trasparente. A fronte di questo il silenzio.
Ogni mossa è modulata accuratamente per difendere i poteri forti, per non generare concorrenza, merito e qualità. Per non portare in città operatori qualificati, gli stessi che stanno trasformando tutte le altre città occidentali. Rispetto a tutto ciò il silenzio è diffuso fatto salvo questo blog che, in maniera anche eccessiva e quindi ridicola, sbraita un giorno si e uno pure. Ma finché saremo noi da soli a raccontare questa storia chi sta massacrando la città potrà continuare a farlo liberamente, tranquillamente, serenamente perché noi non siamo sufficienti, siamo troppo piccoli e non abbiamo la necessaria credibilità. Ne abbiamo un pochina, ma non a sufficienza.
Dove sono gli architetti? Dove sono gli urbanisti? Dove sono gli intellettuali? Dove è l'opposizione? Dove sono gli ordini professionali? Tutti a far finta di non vedere perché tanto alla fine si è sempre fatto quello che Berdini fa oggi e si è sempre finto di non vedere anche in passato? Nessuno ha nostalgia, come noi, dei tempi di Giovanni Caudo quando si era tornati a fare i concorsi, si era tornati a vedere la città come un organismo capace di generare qualità, competizione, merito, sviluppare risorse, mobilitare investimenti da tutto il mondo e sprigionare posti di lavoro nell'ambito di una visione di trasformazione urbana in linea con le migliori esperienze internazionali?
Dove al mondo esiste un assessore all'urbanistica dotato di una mentalità malata paragonabile a quella di Paolo Berdini? Ci sapete indicare una sola capitale occidentale dove l'urbanistica è pensata nel modo con cui la pensa Berdini? Le scelte sull'urbanistica non sono come le altre scelte che possono essere corrette dopo un eventuale cambio di amministrazione. Le scelte sull'urbanistica generano danni per decenni: le decisioni di oggi le pagheranno, carissime, i vostri figli. Non ve ne frega nulla?
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