TUTTI AR MARE di Kansas City 1927

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Moderatore: SpiderMax

TUTTI AR MARE di Kansas City 1927

Messaggioda carlomatt » venerdì 23 dicembre 2011, 13:52

TUTTI AR MARE di Kansas City 1927

Parliamone.Del resto se non noi che di revoluciòn campiamo, chi può aver l'ardir d’affrontar l'inavvicinabile dibattito sull'opportunità che, alle porte del 2012, un paese che voja dirsi progressista o comunque al passo con i tempi, debba ancora pagare il dazio reazionario di una lunga pausa di campionato per futili motivi religiosi?

Questo Gesù bambino che a ogni 25 dicembre ci coinvolge tutti nei festeggiamenti del suo compleanno, cos'aveva contro il campionato di calcio di serie A Tim? E non ci si parli di questione morale o calcioscommesse o doni in fuga, che la piaga della sosta natalizia e' radicata e inestirpata da sempre, e la minaccia panettone incombe sulle panze dei nostri eroi fin dal 1927.

E' ora di basta.

Si giochi dunque a Natale, si giochi a Capodanno, si giochi tutto l'anno! Purché si giochi come a Bologna!

Che già prima de giocà, evento raro, na vena, ma che dimo na vena, naorta de ottimismo pompava fiducia nei ventricoli der prepartita. Ma pure mpo de strizza. Ma nse poteva annà in vacanza dopo Napoli? Sai che festa? Invece no, c’è l’infrasettimanale ar freddo e ar gelo felsineo, che poi che cazzo vorà dì felsineo, vabbè.

E però ormai Luigi ce sorprende per sottrazione, più fai er callo alla stranezza in formazione e più lui te la fa normale, e quindi nessuno l’azzecca lo stesso. A sto giro squadra che vince non se cambia, 10 degli 11 che le hanno sonate ar Napoli ritornano sur palcoscenico, co la sola novità rappresentata dar featuring der fio bosniaco der cantante dei Green day, che torna co la sua carica fatta de punk/rock, lampi de genio barcanico e passaggi paraculi Arcapitano.

La gara comincia e il Bologna se presenta subito guardingo, tenace, aggressivo al limite dello stronzetto. Noi, da par nostro, semo sempre noi, ma molto mejo, co la palla che gira, ma più veloce e precisa de sempre. Loro da par loro, nce stanno dietro, se innervosiscono, rosicano, e tramutano er pressing in wrestling, co Ricky "El terible" Ramirez e Shine Crazy Diamonds interpreti principali de schiaffi, manate, carci e carcetti. L'arbitro, da par arbitro, come tutti l'arbitri de wrestling, sta lì solo come figurante e li lascia fa. In tutto ciò er pubblico, da par pubblo, ogni tanto viene riattivato grazie all'innovativa funzione defrost der Tony Dallara, e lo fa principalmente pe fischià i rari fischi dell'arbitro, non trovando motivi de interesse nella gesta dei propri beniamini.



Perchè i loro beniamini, in effetti, la stanno a striscià meno de un bancomat smagnetizzato, a causa del fatto che i nostri oggi vanno come i treni, ma co la differenza che questi non ne mancano una de coincidenza. La Bambola Assassina, incredula pe la maja titolare nonostante er gò (pare che se sia salvato in quanto mezzo autogò) mette ordine, se propone e assisteggia de tacco Ercapitano che spara in petto a Gilet.

A Capitan Boh er dubbio je fa così bene che se dovrebbe trovà er sistema pe non faje er contratto ma fallo comunque restà pe sempre, co na finta incertezza, na mezza sceneggiata permanente. I tre lì davanti sò belli tonici e fotonici, Corcapitano sempre più lontano dalla porta ma sempre più vicino alla bellezza der giuoco der pallone. E pure sulle fasce nse perde ncolpo, co Rosi che se fosse uno appena comprato dal Real Madrid ce staremmo a fa le pippe su quanto affonda bene e Taddei che finarmente la smette co sto teatrino del ruolo improvvisato e dimostra senza tema de smentita che lui è sempre stato terzino sinistro.

Ma no terzino sinistro naturale, terzino sinistro de superiorità, de quelli tarmente forti che ponno pure fatte er favore de giocà laddove agli artri toccherebbe na bussola. Tipo Nela, che era mancino ma giocava a destra perché Mardera cor destro sì e no ce entrava in doccia. O tipo Candela, che era destro ma giocava a sinistra perché Cafu cor mancino sì e no ce usciva dala doccia. E sì, o sapemo, Nela e Candela, du laterali da scudo. E vabbè, coincidenze, ma dopo loro, nel genere nostro, c’è solo Taddei.



Ed è proprio grazie a ste du improbabili ali, la giovane e la vecchia, che spiccamo er volo.

Cristiano Rosialdo, co la finta che lo ha reso celebre ner raccordo e quindi fori ancora ce cascano, se conquista na bella punizione sulla trequarti, Ercapitano sventaja con sagacia alla ricerca de un capoccione che però è er loro, e che però la rimpalla sui piedi de Rodrigo Carlos. E tu capisci che ar tornante verdeoro non je puoi chiede de rimettela in mezzo, è come se a un Leone che già sente l’odore de carne je dici “No aspetta, c’è er soufflè de carote”. “Sì sì, so bone, piene de vitamine, ma damme sta bistecca” sembra sibilare il pallone che il nostro Willem Dafoe scaja verso l’angoletto basso. Gillet ce prova ma, per un pelo, proprio lui, pensa te, non je la fa: è gò. Eddaje. Dopo quello della Bambola a Napoli è nantro momento de riabilitazione sociale, nantro giusto premio a chi core e non caca mai er cazzo, nantra gioia che ce scoppia dentro ar core, che sì, ha segnato uno della Roma, ma è mpo pure come se ha segnato namico, uno de quelli affidabili, uno de quelli che non je devi sta a dì tutti i giorni che sei amico suo sennò mette er muso. Lui o sa, e quando te lo deve dimostrà, o dimostra.

“Amici ar cazzo!” sembra ruggire come un sol uomo l’undici di Pioli.

Però no, nèvvero, sembrava. Ncambia gnente: a palla sempre a nostra è.



Tanto nostra che quando ce l’hanno loro l’emozione li coje e li impiccia ar punto che pe nun sbajà la danno indietro ar portiere, ma so tanto emozionati che sbajano pure quello e trovano quer capiscione der Fucipolla che intuisce l’andazzo, arubba el balòn a Gilet, de tacco se ne sgrulla e quando tra sé e la porta c’è solo no spirajo non facile ma penetrabile, ce fa solo petting e la manna fori.

Se dispera Osvardo per nartro gà da cineteca mancato, ma solo i più attenti notano alla moviola mpaio de braccia allargasse a lamentela. So quelle de Lamela, che dimentico de Udine, pe nattimo, ma solo ninezia, rivendica nassist.

Osvardo lo sbuccia co lo sguardo.

Lamela abbozza, poi, tempo 30 secondi, che er Bologna de più nu je la fa proprio, pia palla e la molla a Osvardo. Tiè, facce quello che te pare, pare che sei bono solo te pare, manvedi, guarda che m’hanno pagato na cifra pure a me sa, e poi so più giovane de te e più de prospettiva de te e comunque vabbè vabbè tiè piglia, guarda che possiamo anche parlare noi due sai? non possiamo continuare a vederci così sai? ho una mia dignità di frutto acerbo sai? ho una mia personalità sai? ok ok ok ho capito, tiè, pia sta palla, che ce dovrai fa poi nse sa.

Erfucipolla spazientito apprezza er gesto, e con naturalezza schiaccia play sur lettore ottico cor dvd de Batistuta incorporato. Solo che de solito lo fa dopo er gò. A sto giro Osvardo se sbaja, lo fa prima de tirà, e come er primo Batistuta, quasi da fermo e quasi da fori area, tira na suatta all’incrocio opposto a fare la barba ai calli de Gilet, a conficcarsi al sette per il gol numero sette de nanno dove er più bello è stato comunque quello l’ottavo.

L’esurtanza a mitraja diventa un omaggio a se stesso, na pioggia de amabili pallettoni a sarve pe noi, che pe tutta la campagna acquisti avremmo voluto chiunque artro ar posto suo, e che ora, camminando per la via, se chiamamo tutti Osvaldo de secondo nome, pur essendo molto più brutti de lui.

L’intervallo è un tè caldo all’aroma di Roma.

Il Bologna cambia un giovane sudamericano con un giovane sudamericano, il tutto tojendo il plaid a Mudiyngai che di giocare non aveva nessuna voja e si vedrà nei restanti 45.

Pur essendo noi pessimisticamente pronti a quarsiasi tipo de over a prescindere che lo voja o meno la camorra di Singapore, sullo 0-2, oggettivamente, non c’è mai partita.



Creiamo più occasioni de un mercato dell’usato, occasioni perdute che battiatamente non ritornano, bone a non facce rilassà mai e a tené caldo il cianotico pubblico. Lamela e Osvardo sembrano Pjanic e Totti tanto che se passano la palla, e an certo punto se permettemo un lusso che non ce se permetteva più da troppo: fa segnà Ercapitano. Che a quello je riesce tutto, roba che pe quanto faccia freddo comunque l’occhi te se riempiono de calore alla vista de tutto quer ben de Via Vetulonia.

Er gò s’annuncia e se sfiora, da fori o su punizione, ma tarda ancora, e va bene così. Navemo visti 207 dicasi duecentosette, Francè, veramente, ncè fretta. Soprattutto finchè fai segnà all’altri.

Però succede che a un certo punto l’altri che vonno segnà so proprio l’altri altri, quelli rossoblù, e, guarda tu a che punto arriva la maleducazione tarvorta, questi ce tirano. Ma no una, più volte! Eh lo so signora mia, ncè più rispetto, sò i giovani d’oggi.

Ma lì dove la gioventù e la contemporaneità vanno a ledere la buona creanza, c’è solo un uomo che con i saldi valori di un tempo può rimettere le cose al posto giusto: Franco.

Prima su na cannonata der sempre simpatico (simpatico tipo na raccomandata da Equitalia, pe capisse) Diamanti che rompe er muro der suono, ma a Franco sai che cazzo je ne frega der suono, e poi su un tentativo di Archimede Morleo, dicasi Archimede, che caracolla e tira un solido cuoio che qualora fosse stato immerso nello specchio della porta avrebbe portato le nostre bestemmie a ricevere una spinta dal basso verso l’alto uguale per intensità ar peso dele occasioni sbajate.

Ma ancora na vorta Franco dice no! e poi siccome je pare che l’ha detto piano dice NO! e tutti l’altri se lo guardano come a dije: oh amo capito Fra, checcazzo te strilli.



Ed è su questo quesito irrisolto, che è niente a fronte della certezza de quanto è bello avecce un portiere che para, che se va a chiude stagara che de freddo c’ha avuto solo la temperatura, sta gara che ce vede chiude sto filotto de juvenapolibolognaforicasa co 7 punti dicasi sette, roba che se lo dicevi due settimane fa te rispondevano “se, de sutura”, stagara che finarmente c’ha fatto capì a che sò serviti tutti sti patimenti.

Mo nfamo ar solito nostro, che comunque stamo ancora abbastanza imbaratrati in classifica, e che poi se sa come semo fatti, è nattimo che sfasciamo e cose belle a Roma, pia Nerone, quanto c’ha messo? Nattimo, appunto.

Allora visto che sta cosa è bella, come direbbero Di Benedetto e Pallotta: handle with care, ma mo magnamoselo sto panettone però, se lo semo meritato tutti, e Luigi se lo magnasse alla faccia de chi diceva che non magnava manco le castagne.



E’ a quer punto, mentre già se stamo a complimentà co noi stessi pe l’approssimasse dele vacanze più visionarie che tifoso romanista non facesse da lustri, che davanti a na telecamera co la brina passa Lui, Ercapitano.

Capitano che sta come noi, che nce credeva manco lui de poté sta così, più umorale den tifoso de Curva mo è felice e canta, e con voce orgojosamente stonata e faccia da spot scartato, ce manna tutti ar mare, a mostrà le chiappe chiare.

Lì per lì non capimo, ma s’ostinamo, s’applicamo, che gli intellettuali Comercapitano, quelli che veranno compresi solo tra 200 o 300 anni, vanno letti tra le righe den cazzeggio post partita.

Che poi er mare d’inverno, dimose la verità, mette na tristezza infinita.

Ma er messaggio gira ner viral, prende forma, se fa sostanza e finarmente, come raggio de sole, ce se rivela.

Se semo questi, quando sarà tempo d’annà ar mare davero, c’avremo voja de cantà.
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