Mancini

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Mancini

Messaggioda Bassy01 » mercoledì 31 agosto 2005, 8:18

Non mi piace questa storia, niente affatto,, se mancini andra via e resta cassano, allora, faremo come l'annon scorso, i giocatori smetteranno a credere alla societa (pure i tifosi) ed comincia il retro passaggio, speriamo bene, non voglio vedere la Roma come societa (sorella) alla juve, preferisco moriere in serie B a non esssere nessuno nella A.
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Messaggioda marco_fx2000 » mercoledì 31 agosto 2005, 10:32

fonte: Il romanista

LA LUNGA GIORNATA DEL DIRETTORE SPORTIVO E DI LUCIANO SPALLETTI
E Pradè stoppa Amantino

Poi dice: Non è successo nulla, problemi familiari

IL RETROSCENA

GLI ZERBINI DI LUCIANO

RICCARDO LUNA

No, questo accordo non s’ha da fare. Se lo mettano bene in testa a Torino, alla sede della Juve, ma anche a Roma, se qualcuno ancora avesse dei dubbi. Mancini alla Juve sarebbe un’offesa per tutti i romanisti, sarebbe la fine del bel progetto appena iniziato, sarebbe la rottura della collaborazione con un tecnico bravo come Spalletti. Ma sarebbe anche l’ultimo atto dell’era Sensi. Questo sia chiaro. I tifosi non potrebbero mai accettare l’umiliazione di sentirsi trattati come il supermercato di Moggi, che all’ultimo giorno di trattative viene e si prende quello che vuole. Proprio uno dei tre giocatori che Spalletti aveva dichiarato incedibili. Altro che «Roma società sorella», come va dicendo Moggi: Fra’ Indagato da Gea non è amico nostro e la giornata di ieri lo conferma. Per qualche ora abbiamo rivissuto un film già visto a Roma: quando, tre anni fa, proprio il 31 agosto, Juve e Milan si portarono via Nesta e Crespo da una Lazio ormai in disarmo e pronta per Lotito. Ma alle 21.15 il comunicato ufficiale della As Roma ha spazzato via il panico e la rabbia che montava tra i tifosi giallorossi. «Mancini resta, non c’è nessuna trattativa per la sua cessione», le parole ufficiali della società. Quello che voleva sentirsi dire Luciano Spalletti, che era letteralmente furioso per l’improvviso assalto juventino al giocatore e secondo molti già pronto a gettare la spugna e tornare a Montespertoli.
Insomma Mancini resta. Resta e deve restare un giocatore di questa Roma, nonostante nel blitz di ieri sembra tutto meno che sente da colpe. Ma la prepotenza della Juventus è stata rispedita al mittente dalla società giallorossa che ha fatto quadrato dimostrando di sapere e poter resistere alle fortissime pressioni alle quali è sottoposta da molto tempo per trasformarla in una società satellite o vassalla. Vedremo come finirà il mercato stasera alle 19. Prima di cantare vittoria aspettiamo. Ma intanto la giornata di ieri è stata esemplare per capire come stanno le cose. E vale la pena di raccontarla perché ha messo chiaramente alla prova la determinazione dei dirigenti giallorossi di fare una grande Roma. O
fare la figura dei pagliacci. All’aeroporto di Fiumicino il volo per Milano
è in ritardo e Daniele Prade’ viene intercettato da un tifoso romanista. Risponde sicuro: «Mancini non andrà via, avete la parola mia e di Conti». Sono le 17: a quell’ora nessuno sa che in un hotel di Milano, l’albergo delle trattative di calciomercato, Amantino sta incontrando i suoi procuratori Gilmar Veloz e Mino Raiola. Soprattutto non lo sa Luciano Spalletti che quando viene informato della cosa si infuria. La Juve sta provando a scipparci il giocatore, ormai è chiaro, e Amantino è lì a Milano per cedere. Vuole guadagnare di più. Qualcuno sostiene che abbia già lasciato la sua casa di Roma al (ex?) compagno di squadra Cesare Bovo. All’ora di cena, mentre Daniele Prade’ si infila in una stanza dell’hotel di Milano per parlare col giocatore e i suoi agenti, Spalletti è avvelenato: «Questi la devono finire di trattarci come zerbini!», è il suo primo pensiero, dove «questi» sono la Juve e «gli zerbini» saremmo noi, la Roma. Il tecnico ripensa alle promesse ricevute quando arrivò a Trigoria, prenderemo Pizarro, magari anche Di Michele, promesse che non è stato possibile mantenere per varie ragioni, non ultima la condanna Fifa che ha bloccato a lungo il mercato. Pazienza, disse allora Spalletti, farò ugualmente una buona squadra, lavoreremo sodo, ma non mi toccate tre persone: Totti, Chivu e Mancini. Degli altri, se proprio è necessario, parliamone. E invece proprio Mancini la Juve deve venirci a prendere? Andando direttamente a trattare col giocatore? E come interpretare, se non come uno sgarbo, l’ennesima pressione, il fatto che il tecnico giallorosso avesse indicato Balzaretti e Molinaro come possibili
rincalzi e che Moggi se li sia accaparrati senza una necessità apparente?
«Questi la devono finire di trattarci come zerbini!». Parole sante, di uno che sembra avere già la Roma nel cuore. Ma che se si sentisse preso in giro sarebbe pronto a far saltare tutto. Tornare in Toscana, nella villa di Montespertoli, al suo trattore, alla sua famiglia. «Non ho bisogno di questa minestra». Ma a quel punto la società si è mossa. E lo ha fatto con decisione. Smentendo non solo la trattativa per la cessione di Mancini («ho incontrato il giocatore a Milano per parlare dei suoi gravi problemi familiari» dirà Prade’ uscendo dal famigerato hotel), ma anche - di fatto - la versione, che girava con insistenza negli ambienti del calciomercato milanese, di una trattativa segreta andata avanti a lungo nei giorni scorsi non tra Moggi e Prade’, ma fra Fabio Capello e Cristina Mazzoleni,
braccio destro di Rosella Sensi e direttore finanziario della As Roma,
con la regia di Capitalia, la banca capitolina che detiene il 49 per cento del
Gruppo Sensi. Fantasie e cattiverie, dobbiamo dire a questo punto, perchè
il comunicato serale della società era firmato proprio da Cristina Mazzoleni
in persona. E’ partito dalla sua email. «Mancini è e resta un elemento fondamentale della rosa di prima squadra». Lo afferma solennemente una società quotata in Borsa: non sono parole al vento. Voglio dire che se per paradosso stasera Mancini venisse ceduto, un azionista potrebbe fare
causa all’amministratore delegato. Quindi quelle parole sono scolpite nel
marmo. Sono un giuramento. Come finirà? Che Mancini resta qui: la Roma ha vinto e la Juve ha perso. E Amantino non ha fatto una bella figura,a prescindere dal generoso tentativo di Prade’ di proteggerlo con la scusa dei «gravi motivi familiari» (se c’erano, se ci sono, i due si otevano
parlare a Trigoria, no?). Finirà, quasi certamente, con un sostanzioso ritocco al contratto quinquennale che Mancini ha firmato con la Roma appena 10 mesi fa
Marco core giallorosso

Io, ad ogni modo, non vado a pregare nessuno per venire alla Roma. Chi non conosce questo ambiente, non sa cosa si perde (Luciano Spalletti 17.08.2006)
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