SPALLETTI DA IL ROMANISTA

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SPALLETTI DA IL ROMANISTA

Messaggioda koala » lunedì 28 maggio 2007, 13:52

La giacca finisce in curva, come uno stripper che alla fine del rodeo cede alle suppliche delle sue fans. E se è Bruno Conti a provocarlo allora lui cede anche più volentieri, e poi la Sud vista da così vicino è roba da perdere la testa, Luciano Spalletti lo sa, l'ha capito da tempo, oggi è un'altra festa e quasi se ne vergogna: «Quello che hanno fatto anche stavolta è incredibile, hanno riconfermato tutto il loro amore, l'affetto, la disponibilità. Ti mettono in condizioni di ridargli tutto, ma non raggiungi mai quello che ti dimostrano». La Sud e la Roma, belle storie di quest'anno: «Io devo fare i complimenti anche ai miei ragazzi, hanno fatto buonissimo calcio per tutta la stagione e anche oggi. In due anni abbiamo fatto tanta roba, sono molto soddisfatto».
Ma adesso arriva il difficile. La parola mercato evoca cattivi pensieri di avvoltoi che planano su Trigoria a "liberare" talenti malpagati. In tv e in sala-stampa Spalletti ripete sempre lo stesso disco: «L'organizzazione della società è ormai rodata, non sono preoccupato. Certo, sarebbe più facile andare a prendere i giocatori fatti, ma noi abbiamo buone possibilità di prendere buoni giocatori a buon mercato. Operazioni tipo quella di Taddei, ad esempio. Certo, non si può competere sui numeri con Inter e Milan, ma noi cercheremo sempre di farlo sul campo con il gioco come abbiamo fatto quest'anno». Non competere significa anche dovergli mollare qualcuno? Per Ancelotti De Rossi è il giocatore ideale... «Ma se prendono De Rossi ce l'hanno tutti loro. Gli avanza poi un Pirlo, un Seedorf, un Kakà. In ogni caso se lo vogliono devono pagare molti soldi. Secondo me però De Rossi ha evidenziato che qui ci sta bene e credo che ci siano i presupposti per continuare a lavorare insieme. Insomma, le intenzioni sono di non cederlo assolutamente. Lì semmai prenderemo uno al posto di Faty, che andrà a giocare». Brighi? «Vedremo». E se qualcuno va via? «Io sono fiducioso e tranquillo anche perché leggo e ascolto le loro dichiarazioni, dicono sempre che vogliono restare... Però, parliamo chiaro: ci sta anche che qualcuno vada via. Magari arriva qualcuno che lo convince e va via. Poi una società come la Roma deve avere la forza di andare a prenderne un altro. Il Milan del resto ha vinto la Champions dando via il giocatore più importante. Non si poteva giocare senza Sheva, dicevano. Invece un giocatore si può dare via. Attribuire tutta questa importanza a un solo giocatore può essere pericoloso, poi diventi vittima, prigioniero. Due anni fa si diceva anche qui che non potevamo giocare senza qualcuno che doveva essere fondamentale (Cassano, ndr), poi abbiamo dimostrato che si può fare».
E a proposito delle cose che si potrebbero fare c'è anche la questione dello stadio vuoto, che fa più male a ripensarci quando lo vedi così pieno: «Secondo me a Roma potremmo riuscire ad avere uno stadio sempre al completo, tutti abbonati. Uno stadio che sia sempre giallorosso. Non voglio fare riferimento a nessuno, anche perché ci sono delle regole da rispettare, ma se si fosse un po' più bravi a gestire delle situazioni, un obiettivo del genere è sicuramente proponibile». Tornando alla partita, la sensazione è stata quella di una squadra che ci teneva a chiudere in bellezza con una vittoria. «Finire con una vittoria, al secondo posto non permette a qualche furbetto di poter dire che le squadre penalizzate, senza l'handicap dei punti iniziali, ci sarebbero state davanti. Abbiamo sancito questa posizione attraverso i nostri risultati. Io ai ragazzi l'ho detto prima della gara di oggi e loro hanno risposto di conseguenza. Anche se, quando si arriva a non avere più insidie è chiaro che si incontra qualche difficoltà in più. Ma quest'anno abbiamo fatto tanti risultati, abbiamo prodotto molte cose buone. E se non ci sono questi ingredienti, come l'amicizia, la disponibilità, la conoscenza profonda fra noi stessi, non si arriva a questi risultati». Spalletti il giro di campo l'ha fatto abbondamentemente dopo la squadra, con lo staff: «Loro lavorano come me, forse di più. Ma noi siamo ai margini, quelli che contano sono i giocatori». Come Totti: «Francesco "sente" la porta. S'è girato un paio di volte cercando il cucchiaio sul palo più lontano senza neanche vederla». Wilhelmsson invece ha fatto qualche passetto indietro. «La stagione non l'ha fatta male. Ogni tanto tiene troppo palla, va perfezionato lì. Ma si integra benissimo in qualsiasi gruppo, ha fatto vedere di avere doti interessanti
Diceva Papa' Piero: "Noi abbiamo gia' vinto!!!"
Diceva Peppematto:"chi si estranea dalla lotta è un..... Belli siamo e belli resteremo. Ciao Belli!!!!!!!!!!!"
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